Mario dovrà pagarsi il suicidio assistito. È quanto fa sapere l’Associazione Luca Coscioni sulla vicenda del primo dei tre pazienti marchigiani ad aver ottenuto il via libera al suicidio assistito legale così come previsto sulla scorta della sentenza “Cappato-Dj Fabo” emessa dalla Corte Costituzionale nel 2019 – quella che prevedeva quattro condizioni per accedere – e che in assenza di una legge che si è arenata in Senato ha valore di legge.

Di cinquemila euro la somma, tra apparecchiature e farmaci, che dovrà intestarsi Mario, nome di fantasia di un uomo di 44 anni, paralizzato dalle spalle ai piedi da 12 anni a causa di un incidente stradale. Nell’agosto del 2020 aveva avuto l’ok dalla Svizzera per andare a morire lì, dove il suicidio medicalmente assistito è consentito. Ha però scelto di seguire l’iter indicato dalla Corte Costituzione e di combattere per accedere al suicidio in Italia. Una lotta basata tutta sulla sentenza della Consulta visto che il testo della legge in Italia è passato alla Camera ma è bloccato a Palazzo Madama.

 

Dopo aver fornito un parere incompleto l’Asur Marche aveva deciso che l’operazione si sarebbe dovuta svolgere con l’iniezione di Tiopentone sodico, barbiturico utilizzato nel campo dell’anestesia generale definito “idoneo a garantirgli la morte più rapida, indolore e dignitosa possibile”. L’Associazione Luca Coscioni ha denunciato come in particolare ci sia bisogno “di uno strumento infusionale che costa 4.147,50 euro” e ha lanciato una raccolta fondi – 0biettivo raggiunto in tre ore – per aiutare Mario e altre persone nelle stesse condizioni a esercitare il diritto che reclamano.

“A oltre due anni e mezzo dalla sentenza della Corte costituzionale, il compito del Servizio sanitario nazionale si esaurisce con le verifiche delle condizioni e delle modalità e il parere del Comitato etico. Aziende sanitarie che rispondono, se rispondono, con tempi lunghissimi ignorando la sofferenza di chi chiede di poter accedere al suicidio assistito legalmente in Italia. Il Parlamento – dichiarano Marco Cappato e Filomena Gallo, tesoriere e segretario dell’Associazione Coscioni – potrebbe trovare una soluzione, ma il testo è insoddisfacente ed è insabbiato al Senato. Per non fare ricadere l’onere anche economico sulle spalle di Mario e per il futuro dei malati nelle sue condizioni abbiamo deciso di farci noi promotori della raccolta dei fondi indispensabili. Esercitiamo così una vera e propria supplenza all’incapacità dello Stato italiano di farsi carico del diritto dei propri cittadini di non subire condizioni di sofferenza insopportabili contro la propria volontà“.

Ad assistere Mario nel suicidio assistito sarà Mario Riccio, il medico che aiutò Piergiorgio Welby a interrompere la sua vita. Lo stesso paziente dovrà premere il bottone che metterà in azione la pompa per iniettare in via venosa il farmaco – a quanto risulta lo farà tramite il mignolo della mano destra che è l’unica parte del corpo che risponde ai comandi del suo cervello. È la differenza con l’eutanasia, nella quale il ruolo del medico è invece attivo. Il momento sarà filmato e documentato per provare il suicidio assistito.

 

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.