Quello che la Campania non si augurava, ma che il resto d’Italia invocava a gran voce, adesso è realtà: da domani la regione passerà dalla zona gialla a quella rossa, dove il rischio di contagio da Covid è tale da giustificare misure di contenimento particolarmente restrittive. In altre parole, l’ordinanza firmata dal ministro della Salute fa piombare Napoli e dintorni in un secondo, devastante lockdown.

Diciamoci la verità, c’era da aspettarselo. Soprattutto dopo il susseguirsi di sospetti sulla presunta falsità dei dati sulla situazione sanitaria in Campania, le polemiche per l’eccessivo numero di persone nelle strade di Napoli e il video-choc dell’anziano trovato morto in un bagno dell’ospedale Cardarelli. Ma come sono arrivati a questo momento i principali attori della scena politica campana? Il governatore Vincenzo De Luca invocava da settimane il lockdown nazionale. Anche davanti alla diversa scelta del Governo – cioè quella di suddividere il Paese in tre fasce di rischio – il presidente della Campania ha sempre evidenziato la necessità di misure restrittive per frenare il contagio. Quando, in un primo momento, il Ministero della Salute ha premiato la nostra regione collocandola in zona gialla, De Luca si è ben guardato dall’adottare i provvedimenti rigorosi che pure auspicava. Ha semplicemente invitato i sindaci a chiudere strade e piazze, quasi a scaricare il peso di scelte impopolari.

Tra i primi cittadini che hanno aderito all’appello figurano quelli di Pozzuoli, Salerno e Castellammare. Non certo Luigi de Magistris, il sindaco di Napoli, che ieri ha collezionato l’ennesima figura barbina diffondendo un video in cui annunciava di aver firmato un provvedimento per limitare gli assembramenti, salvo poi decidere di non pubblicarlo dopo aver ricevuto dal ministro della Salute la comunicazione del passaggio della Campania in zona rossa. In un momento tanto delicato, De Luca e de Magistris non hanno perso l’occasione di polemizzare: il primo ha accusato il secondo di non aver alzato un dito nella lotta al Covid, preferendo le passerelle in tv; il sindaco, invece, ha ricordato al governatore l’inutilità della chiusura di strade e piazze.

Nessuno dei due, però, ha adottato i provvedimenti restrittivi auspicati. Entrambi hanno preferito che fosse il governo Conte a inserire la Campania in zona rossa. Una mossa per non assumere la responsabilità di misure che avrebbero fatto crescere la tensione sociale ormai alle stelle a Napoli e dintorni? «A pensar male si fa peccato, ma spesso si indovina», avrebbe detto qualcuno. Fatto sta che nemmeno il governo Conte ha brillato per tempestività: troppo impegnato a suggerirci come trascorrere il prossimo Natale («È un momento di raccoglimento, in tanti non viene bene»: roba da Stato etico, ancora una volta), il premier ha lasciato che trascorressero quasi due settimane e che nel Paese montasse la rabbia contro la Campania prima di intervenire attraverso il suo ineffabile ministro della Salute (tanto ineffabile che in questo articolo non viene nemmeno citato). Il lockdown aiuterà a frenare il Covid? Ce lo auguriamo. Così come ci auguriamo una nuova classe politica capace di prendere decisioni di qualsiasi segno, purché coerenti e tempestive. Per Napoli, per la Campania e per l’Italia.

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Classe 1987, giornalista professionista, ha cominciato a collaborare con diverse testate giornalistiche quando ancora era iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dell'università Federico II di Napoli dove si è successivamente laureato. Per undici anni corrispondente del Mattino dalla penisola sorrentina, ha lavorato anche come addetto stampa e social media manager prima di cominciare, nel 2019, la sua esperienza al Riformista.