Piaccia o meno, Vincenzo De Luca ha vinto anche stavolta. Il fatto che la Campania sia stata inserita in zona gialla, cioè in quella a rischio moderato di contagio, già rappresentava una promozione per il modello di gestione della pandemia adottato dal governatore. La conferma della regione tra le località soggette a misure anti-Covid meno restrittive, certificata martedì sera, è un’ulteriore medaglia. E a dimostrare il contrario non vale la tesi sostenuta da Filippo Facci su Libero, secondo il quale la Campania avrebbe trasmesso «dati farlocchi» alla cabina di regia chiamata a valutare la situazione epidemiologica. Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità, ha infatti chiarito come i numeri forniti da Palazzo Santa Lucia siano «validi», nonostante gli approfondimenti condotti dagli esperti.

La zona gialla assegnata alla Campania rappresenta invece una bocciatura per Walter Ricciardi, il consulente del ministro della Sanità che da settimane invoca il lockdown totale. Prima l’ha fatto per Napoli e per Milano, dove a suo parere c’è il rischio di contrarre il Covid persino al bar e sugli autobus, poi per l’intero Paese, come ha ribadito ieri mattina davanti alle telecamere di Rai 3. Ricciardi è ormai «la voce di colui che grida nel deserto», scavalcato e smentito dai 21 parametri sulla base dei quali il Ministero della Salute ordina che un territorio venga inserito in zona gialla, arancione oppure rossa. Mentre il consigliere del ministro Roberto Speranza s’indigna per la troppa gente in strada e preconizza il collasso del sistema sanitario, i numeri dimostrano il contrario in molti casi. E cioè che la rete di ospedali, medici di base e cliniche private sta reggendo i colpi della pandemia anche dove nessuno se lo sarebbe aspettato. A cominciare, ovviamente, dalla Campania.

I moniti e gli appelli di Ricciardi sembrano puntualmente ignorati dal ministro Roberto Speranza, sempre più “accucciato” dietro il meccanismo di valutazione adottato dal governo Conte per mettersi al riparo dalle conseguenze di scelte impopolari come il lockdown. Nello stesso tempo, però, i moniti e gli appelli inascoltati di Ricciardi mettono in evidenza il rimpallo di responsabilità in atto da alcuni giorni in Campania. Il consulente del ministro ha individuato la principale criticità nelle aree metropolitane, dove la gente in strada sarebbe troppa, e ha invitato le Regioni a disporre la chiusura delle grandi città come Milano, Genova, Torino e Napoli. Il paradosso sta nel fatto che questo potere spetta senz’altro ai governatori che, come sappiamo, possono adottare misure più restrittive di quelle varate dal Governo.

Nello stesso tempo, però, gli ultimi provvedimenti firmati dal premier Giuseppe Conte riconoscono ai sindaci la facoltà di rendere off-limits una città o una parte di essa. In Campania che succede? Il governatore De Luca, che pure avrebbe il potere di ordinare il lockdown per Napoli, attende che siano altri ad adottare questo provvedimento e nel frattempo chiede alla Prefettura un piano di controlli anti-assembramenti. E lo stesso fa il sindaco partenopeo, Luigi de Magistris, che parla di «situazione drammatica» ma si guarda bene dal chiudere zone come il lungomare, preso d’assalto da migliaia di persone nel fine settimana. È di questi “balletti” che Napoli e la Campania non hanno bisogno: senza una strategia unitaria ed efficace, la doppia vittoria di De Luca rischia di trasformarsi nella classica vittoria di Pirro.

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Classe 1987, giornalista professionista, ha cominciato a collaborare con diverse testate giornalistiche quando ancora era iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dell'università Federico II di Napoli dove si è successivamente laureato. Per undici anni corrispondente del Mattino dalla penisola sorrentina, ha lavorato anche come addetto stampa e social media manager prima di cominciare, nel 2019, la sua esperienza al Riformista.