Giorgia Meloni di campagna se ne intende. Elettorale, intendiamoci. Le riesce benissimo seminare promesse e raccogliere consenso. Quando però si passa alla campagna vera, ecco che gli agricoltori diventano, al pari di tante altre categorie di autonomi e partite Iva, tanto per rimanere in tema, vacche da mungere. L’esenzione Irpef per i redditi agrari e domenicali, che è stata istituita in via temporanea nel 2016, poi rinnovata negli anni successivi, non è stata prorogata da questo Governo per il 2024. “Qualcuno fa notare che nel 2024 la Meloni e Lollobrigida hanno aumentato le tasse agli agricoltori: 248 milioni solo per l’Irpef. È la Lollotax”, scrive Matteo Renzi sui suoi social.

“Gli agricoltori europei contestano Bruxelles? E allora il governo italiano prova a cavalcare quella protesta”. Però le bugie hanno le gambe corte. “Crollano perché il problema non sono solo le norme europee: il problema è Fratelli d’Italia. Anzi. Il problema sono i Cognati d’Italia”, ironizza Renzi. Poi puntualizza: “Quando stanno sui social difendono gli agricoltori, quando entrano in ufficio aumentano le tasse agli agricoltori. Io e Maurizio Martina abbiamo tagliato l’Irpef agli agricoltori nel 2016, Meloni e Lollobrigida l’hanno rimessa nel 2024. Noi siamo politici, loro sono influencer. Qualcuno può smentirmi?”, conclude. Non lo smentiscono certo i trattori che avanzano.

La protesta dilaga, dal Veneto alla Campania, dalla Puglia alla Toscana. Lì la protesta ha impattato il traffico in immissione e in uscita dall’A1. Sono state bloccate da 150 trattori le tre rotonde che, alla viabilità ordinaria portano fino al casello A1 Valdichiana, dal comune di Foiano della Chiana (Arezzo) fino a quello di Sinaluga (Siena). Un fuori programma rispetto al modus operandi utilizzato finora. “Porteremo la protesta a Roma. Nei prossimi giorni ammasseremo i trattori fuori dalle città. Non ci saranno blocchi, ma sicuramente disagi: ci aspettiamo migliaia di adesioni da tutta Italia”, ha minacciato il portavoce della rivolta degli agricoltori Danilo Calvani, sottolineando che “tra domani e dopodomani comunicheremo le date e i luoghi. Nei giorni successivi cominceremo a spostare i mezzi”.

Alla protesta arrivano adesioni trasversali, inclusa qualcuna non scontata. Antonio Di Pietro si schiera con la rivolta delle campagne: “Io ormai mi dedico all’agricoltura, ho ereditato il trattore da mio padre. Per i piccoli coltivatori è impossibile andare avanti così”, dice. Anche Albano Carrisi sta con i trattori: “E’ sacrosanta la protesta degli agricoltori, mi piacciono le loro modalità e l’umanità che rappresentano. Io mi sento contadino dentro, ho anche pensato di andare anche io col trattore ma temo poi si pensi male. Ripeto, le loro richieste sono sacrosante, lo Stato apra gli occhi davanti a questa drammatica realtà”. Slow Food Italia: “Pericoloso strumentalizzare le difficoltà degli agricoltori”.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.