Trascorse 72 ore dallo sparo di Capodanno, Giorgia Meloni continua a tacere. Il giallo della pistola del deputato Emanuele Pozzolo che ha ferito alla gamba Luca Campana, elettrotecnico imparentato con un agente della scorta del sottosegretario Andrea Delmastro, è irrisolto. Le versioni che ricostruiscono l’accaduto sono già più d’una, e tutte contrastanti. «La pistola non l’ho usata io», ha detto l’onorevole Pozzolo. «Forse il colpo è partito accidentalmente, cadendo a terra», un’altra ipotesi. «Ha sparato il deputato», lo smentisce invece un testimone oculare. «Immotivamente», aggiunge. Le indagini partono da quello sparo e dalle indagini arriva, nei confronti di Pozzolo, la richiesta della Prefettura di Biella di consegnare immediatamente le altre sei armi da fuoco in suo possesso. E anche qui, una zona d’ombra. «Armi da consegnare ma non sono sequestrate», precisa la Procura. Che intanto procede interrogando venti persone.

Può fare luce in modo inequivocabile una testimonianza su tutte. Quella della vittima, che singolarmente è tra coloro che non sono stati ancora sentiti in Procura, benché, dimesso dall’ospedale, il 31enne biellese sia già a casa. È il suo avvocato, Marco Romanello, al telefono con Il Riformista, ad aggiungere elementi che potrebbero rispondere ai troppi interrogativi aperti. «Il mio assistito si è riservato di sporgere querela, lunedì ci vediamo e probabilmente faremo la denuncia in Procura. Al momento è scosso e non ha avuto la forza di muoversi». La querela, ci viene detto, sarà piuttosto circostanziata. «L’unico che ha visto tutto, che sa certamente come sono andate le cose è Luca Campana. È l’unico che può dire quello che è successo», dichiara l’avvocato Romanello. «Ci siamo sentiti al telefono, io sono fuori per le vacanze di Natale, gli ho detto che rientro tra qualche giorno e che valuteremo insieme il seguito».

L’avvocato non ritiene di dover raggiungere il suo assistito prima di lunedì. «Non c’è urgenza», ripete. «E mi sembrava sconveniente farmi dire al telefono i dettagli. Campana è stato sentito dai Carabinieri la sera del ferimento, nelle more del ricovero. Non è ancora stato convocato in Procura ma probabilmente depositeremo la querela la settimana prossima». Probabilmente già lunedì. Il ferito è il compagno della figlia di un agente della Polizia Penitenziaria di Biella, assegnato alla scorta del sottosegretario Delmastro quando si trova nel suo collegio, in Piemonte. L’avvocato Romanello conosce un po’ tutti i protagonisti di questa storia, che si svolge in realtà circoscritte tra Biella e Vercelli. «Una storia atipica, mai capitato niente di simile». Conosce Andrea Delmastro, gli agenti della scorta e il padre dell’onorevole Pozzolo, anche lui avvocato. Ed è in questo clima di paese e di relazioni intrecciate che parla anche l’agente di polizia presente alla festa: «Abbiamo avuto tutti paura, c’erano dei bambini. Pozzolo è arrivato a fine serata, stavamo andando via: era allegro, ha tirato fuori la pistola senza che nessuno glielo avesse chiesto e all’improvviso è partito lo sparo».

Pozzolo resta indagato per lesioni colpose aggravate, si attende l’esito del test dello Stub per rilevare tracce di polvere da sparo su mani e vestiti, a cui il deputato si è sottoposto senza la consegna degli indumenti, per la quale avrebbe invocato l’immunità parlamentare. Sul fronte politico, invece, restano da capire le modalità con cui verrà presa la decisione: l’ipotesi più accreditata secondo le fonti interpellate – che confermano la forte irritazione della premier Giorgia Meloni – è quella di un’autosospensione da parte dello stesso Pozzolo, in attesa che l’autorità giudiziaria chiarisca la dinamica del fatto e la posizione del deputato. Le opposizioni attaccano: «Non basta, si dimettano lui e Delmastro». Andrea Marcucci, Libdem, scandisce: «Espellere Pozzolo da FdI sarebbe il minimo sindacale. Nel suo partito a gestione familiare, Meloni può fare ciò che vuole, ma si ricordi che di inadeguati e incapaci è circondata pure al governo. E quello no, non è casa sua. A partire dal sottosegretario Delmastro». Da FdI nessuno interviene. L’unico a commentare, in un’intervista a La Stampa, è il presidente del Senato Ignazio La Russa: «È un problema di opportunità. C’era bisogno di andare armato? Per me è sempre inopportuno, ma non è una questione politica. Il partito valuterà eventuali provvedimenti. Io considererei meno grave se fosse partito un colpo a lui, piuttosto che non ad altri a cui lui ha dato la sua pistola».

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.