Eccoli, i Fratelli d’Italia. Sbagliano, inanellano gaffe e figuracce. Finiscono puntualmente sulle prime pagine dei giornali, tra polemiche e richieste di dimissioni. Eppure si spalleggiano, si difendono. Sempre con l’obiettivo di marciare uniti e conservare la poltrona. Se c’è una cosa che non manca, al partito di Giorgia Meloni, è quello spirito di comunità che porta sempre a difendere gli amici che finiscono sempre più spesso nel polverone. Prendiamo l’ultimo caso, quello del far west di Capodanno andato in scena a Rosazza, nel biellese. Il paesino teatro della sparatoria di San Silvestro provocata dalla pistola detenuta dal deputato di FdI Emanuele Pozzolo. Una vicenda che coinvolge, ancora una volta, il sottosegretario alla giustizia Andrea Delmastro, fedelissimo di Meloni, organizzatore del party di fine anno nella sede della Pro-Loco del piccolo comune amministrato dalla sorella d’Italia, Francesca Delmastro. E c’è da scommettere che lo spericolato membro del governo, dopo essere passato indenne all’affaire Cospito-Donzelli, se la caverà di nuovo.

Niente dimissioni

La linea di Via della Scrofa si può agevolmente leggere tra le righe delle prime reazioni dopo il colpo partito dalla pistola di Pozzolo. Linea dura nei confronti dell’anonimo deputato di Vercelli, ma testuggine a difesa del sottosegretario a Via Arenula. Dunque possibili provvedimenti interni ai danni di Pozzolo, una volta accertata la dinamica del fattaccio. Mentre vengono rigettate con sdegno le richieste di dimissioni nei confronti di Delmastro. D’altronde il partito meloniano aveva fatto quadrato intorno al fedelissimo della premier anche su una vicenda altrettanto grave, come quella della rivelazione di documenti riservati al deputato e coinquilino Giovanni Donzelli, un altro esponente del cerchio magico di Meloni, che poi si era presentato in Aula a divulgare le confidenze apprese dall’amico Delmastro. Il sottosegretario che, in virtù del suo ruolo al ministero della Giustizia, era a conoscenza di fatti “coperti” dal segreto riguardo la detenzione dell’anarchico Alfredo Cospito. Anche allora le richieste di dimissioni sono state rispedite al mittente, senza il minimo di riflessione interna.

Il caso Delmastro

Tra i difensori d’ufficio di Delmastro, all’epoca, si era fatto notare un altro gaffeur di lusso di Fratelli d’Italia. E qui parliamo di Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare nonché cognato della presidente del Consiglio. Siamo a fine novembre scorso e il sottosegretario è stato appena rinviato a giudizio per rivelazione di segreto d’ufficio. Lollobrigida mette subito in chiaro le cose: “Delmastro non si deve dimettere”. E ancora, rispolverando il garantismo a intermittenza: “Si è innocenti fino al terzo grado di giudizio e non mi pare che siamo a questo punto”. “Lollo”, a febbraio, quando lo scandalo era ancora caldo, si era appigliato alle parole del Guardasigilli Carlo Nordio, buttando poi la palla in tribuna: “Confidiamo che una interpretazione di un autorevole magistrato pro tempore ministro sia abbastanza chiara, mentre il ministro ha chiarito che quegli atti non erano secretati, una volta accertato questo dovrebbe essere rapida la seconda fase, la cosa che stona è che ci dovrebbe essere il segreto sulle indagini e invece finiscono sui giornali”.

E quello Lollobrigida

Cortesia ricambiata da Delmastro un mese fa, quando Lollobrigida era nell’occhio del ciclone per via del treno fatto fermare, con tanto di fermata ad personam, per andare a inaugurare un parco a Caivano, in provincia di Napoli. Il refrain è sempre lo stesso, a ruoli invertiti. “Lollobrigida non deve dimettersi, stava portando la presenza istituzionale a Caivano”, la difesa di Delmastro nei confronti dell’altro fedelissimo di Meloni. E ancora, di nuovo a sviare l’attenzione: “Ci interessano leggi per gli attivisti che fermano i treni”. Anche ad aprile il sottosegretario aveva subito fatto scudo al ministro, travolto dalle polemiche per le frasi sulla “sostituzione etnica” a proposito del problema della denatalità. Ecco Delmastro: “Il ministro Lollobrigida continui a porre il tema di conciliare i tempi di vita e lavoro, senza badare ai ragli allucinanti e allucinogeni di una sinistra sempre più distante dai temi concreti”. Un incoraggiamento a continuare su quella strada.

Generazione Atreju

Nulla scalfisce la ferrea solidarietà tra i Fratelli d’Italia della Fiamma magica della premier Meloni. Tutti quarantenni o poco più, tutti svezzati dalla militanza giovanile nelle varie organizzazioni della destra. È la cosiddetta “generazione Atreju”, passata dalla ghettizzazione al governo dell’Italia. Appartiene a questa schiera anche Giovanni Donzelli. Difeso compattamente dal partito sul caso-Cospito. Lo stesso Donzelli si era distinto in una difesa surreale del travestimento da nazista di un altro sottosegretario meloniano, Galeazzo Bignami. “Io a carnevale una volta mi sono vestito da Minnie”, la giustificazione di Donzelli per il costume da SS sfoggiato anni prima da Bignami. Fratelli d’Italia: tutti per uno, uno per tutti.