Ieri le prime udienze da remoto, svolta online per poter celebrare i casi urgenti in tempo di Coronavirus e di divieti per contenere i contagi. Una svolta che ha già scatenato polemiche tra gli avvocati e un caso nel caso. Partiamo dal caso: si è verificato ieri quando un avvocato di Avellino ha chiesto a un gip di Napoli di poter celebrare l’udienza di convalida da remoto, cioè attraverso il collegamento online con il computer, e si è visto rifiutare la richiesta dal giudice che riteneva necessario celebrare invece l’udienza in tribunale.

“Eppure – spiega il presidente dell’Ordine degli avvocati di Napoli Antonio Tafuri, commentando l’episodio – la facoltatività stabilita dal protocollo firmato con il presidente del Tribunale e con il procuratore della Repubblica è riconosciuta agli avvocati”. Come a dire che saranno i penalisti a valutare l’opportunità o meno di celebrare l’udienza a distanza, non i giudici.  Ma ieri è stato il primo giorno. Un giorno di rodaggio sì, ma anche di forti critiche, montate soprattutto sui social visto che i corridoi di Palazzo di Giustizia sono deserti da settimane.

La miccia è stata l’intervista rilasciata al quotidiano Il Mattino dal presidente della sezione Gip del Tribunale di Napoli Giovanna Ceppaluni per commentare l’iniziativa come se fosse il primo di una serie di passi verso una direzione ben precisa, facendo riferimento a “un balzo in avanti di dieci anni”. “Stiamo lavorando a una rivoluzione che dovrebbe consentire a tutti di fare salve le esigenze di giustizia e le garanzie del processo”, ha fatto sapere Ceppaluni prima di aggiungere, in risposta alla domanda sul futuro del processo penale telematico dopo la pandemia, che “qualcosa resterà in vita del modello organizzativo”.

Ebbene, proprio questi passaggi hanno destato le critiche e le preoccupazioni degli avvocati penalisti che in rete si sono scambiati messaggi e commenti, tutti sullo stesso tenore: no a questo tipo di processo penale telematico, no a scambiare per apertura la disponibilità data in questo frangente per adottare una misura di emergenza. “Il nostro senso di responsabilità non può essere scambiato per altro”, dicono.  I penalisti sono in larghissima parte contrari al processo a distanza, all’impossibilità di parlare con il proprio assistito prima della convalida, a sentenze e decisioni su convalide di arresti prese senza la presenza delle parti in aula.

“L’unico processo penale telematico che accettiamo è quello per digitalizzare i fascicoli”, sostengono. Per il resto hanno le idee chiare: “Il processo va vissuto, e nelle aule”, non accetteremo compressioni dei diritti della difesa”. Interpellato sul punto, il presidente degli avvocati napoletani Antonio Tafuri ha provato a tranquillizzare gli animi, chiarendo l’importanza del preambolo inserito nel protocollo firmato con i vertici degli uffici giudiziari e con cui si è dato il via alle udienze online: “È una premessa voluta dagli avvocati e per noi fondamentale – spiega – Charisce che la misura è temporanea, legata esclusivamente all’emergenza per la pandemia da coronavirus, e comunque a discrezionalità dell’avvocato”.

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).