La regione contesa con la Guyana
Venezuela, si al referendum sull’annessione dell’Esequibo. Maduro esulta: “Così Usa non sfruttano petrolio”

Cresce la tensione in America Latina dopo l’esito del voto in Venezuela con i cittadini che hanno approvato il referendum indetto dal governo del presidente Nicolás Maduro relativo alla rivendicazione della sovranità sul territorio Esequibo, regione ricca di risorse naturali contesa con la Guyana.
Secondo il consiglio elettorale nazionale più di 10,5 milioni di elettori, dei circa 20 milioni aventi diritto, hanno risposto con cinque ‘sì’. Ai venezuelani è stato chiesto se fossero favorevoli alla creazione di uno stato nel territorio conteso, garantendo la cittadinanza agli attuali e futuri residenti dell’area e rifiutando la giurisdizione della Corte Suprema delle Nazioni Unite per risolvere il disaccordo tra i due paesi. “È stato un successo totale per il nostro Paese, per la nostra democrazia”, ha dichiarato il presidente Nicolas Maduro ai sostenitori riuniti a Caracas dopo l’annuncio dei risultati, prima di evidenziare “il livello molto importante di partecipazione del popolo” al referendum.
“Abbiamo dato i primi passi per una nuova tappa storica” nel contenzioso esistente con la Guyana, ha aggiunto Maduro. Il vero vincitore, ha proseguito in un discorso sulla Plaza Bolivar di Caracas, “è stato il popolo venezuelano con l’esercizio pieno della sovranità che gli conferisce la Costituzione bolivariana”. Gli sconfitti, ha aggiunto Maduro, sono invece “il governo guyanese che si è appropriato dell’Esequibo e la compagnia petrolifera statunitense ExxonMobil che lo finanzia”. Il capo dello Stato venezuelano ha quindi sostenuto che da quando sono stati scoperti i pozzi di petrolio nella regione contesa “la ExxonMobil si è intascata 22.000 milioni di dollari, mentre alla Guyana ne sono andati soltanto 3.000 milioni”. Infine Maduro ha ringraziato “quanti hanno partecipato alla costruzione del successo che emerge dal referendum, compresi quei partiti dell’opposizione che hanno convinto i loro militanti ad esprimere un voto”.
Esequibo, regione ricca di petrolio e minerali grande come metà Italia
L’Esequibo è una regione grande come metà Italia e ricca di petrolio e minerali al confine tra Venezuela e Guyana. Per decenni la questione della sovranità sull’Esequibo, che rappresenta il 70% della superficie della Guyana, è stata quasi dimenticata, ma nel 2015 è riemersa, quando la compagnia statunitense ExxonMobil ha scoperto in quella regione importanti riserve di petrolio. Nel quinto quesito veniva chiesto esplicitamente l’accordo alla creazione di uno Stato denominato Guyana Esequiba, da integrare nella Federazione venezuelana. Allo stato attuale la situazione è che un lodo del 1899 firmato a Parigi assegna alla Guyana l’amministrazione di tutto l’Esequibo, nonostante un accordo raggiunto da Venezuela e Guyana nel 1966 a Ginevra, in base a cui il contenzioso dovrebbe essere risolto attorno a un tavolo negoziale bilaterale. Ma quest’ultimo punto è respinto da Georgetown, la capitale dove ha sede il governo della Guyana, che ha trovato sostegno alla sua posizione dalla Corte internazionale di giustizia (Icj) dell’Aja, la quale si è dichiarata tempo fa “competente” per esaminare nel fondo la questione della sovranità.
Tensione tra Venezuela e Stati Uniti? C’è ottimismo
Nel corso delle rivendicazioni venezuelane degli ultimi anni, gli Stati Uniti non hanno nascosto la loro volontà di schierarsi a fianco dei diritti della Guyana, a tutela anche dei propri obiettivi interessi economici. Nello stesso tempo, però, Washington ha avviato una politica di lento ammorbidimento delle sanzioni poste all’economia venezuelana, autorizzando l’export di greggio verso Usa e Europa. E ciò, secondo gli analisti, escluderebbe un pericolo imminente di conflitto militare.
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