Il giudice ha dichiarato il fallimento dell’Unità. Aveva 98 anni. Era sopravvissuta al fascismo, all’imprigionamento dei suoi giornalisti e dirigenti, alla guerra fredda e alla fine del comunismo. Era stata fondata da uno dei maggiori intellettuali italiani del novecento, Antonio Gramsci. Aveva avuto grandi direttori, Come Ingrao, Alicata, Pajetta, Reichlin, Chiaromonte e Macaluso, tutti rami di quell’albero formidabile che fu il Pci. Ha formato e lanciato giornalisti tra i più celebri in Italia. E poi ha avuto collaboratori fantastici, come Calvino, Moravia, Natalia Ginzburg, Sibilla Aleramo, Caffé, Balducci. Ha resistito, impavida, a tutte le intemperie, ed è stata un faro nell’informazione italiana per quasi un secolo intero.

Alla fine è caduta: perché? Penso che sia caduta perché è scomparsa la sinistra, le sue idee, la sua forza, la sua liberalità, la sua tradizione. Il Pd non è stato mai in grado, da solo, di riprendere in mano quel gigantesco filone culturale della sinistra italiana. Ha finito persino per accodarsi, recentemente, al movimento qualunquista dei 5 Stelle. Come fa l’Unità ad esistere senza la sinistra? Soffoca. È successo così. E poi – come oggi denunciano il Cdr e il sindacato dei giornalisti – la sua agonia è stata protratta ogni oltre limite, a danno dei lavoratori. Questo è un requiem? Speriamo di no.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.