La scomparsa dell’ex assessore alla Sanità
Addio a Mario Santangelo, riformista in politica e in medicina

Questo anno infernale, costellato dalle morti provocate dalla pandemia, si porta via anche Mario Santangelo, impegnato in una dura lotta contro il male che da tempo lo aveva colpito. Se ne va un galantuomo, un amico insostituibile per me. Conobbi Mario nel 1985. Me lo presentò Monica Tavernini nella federazione del Partito comunista in Via dei Fiorentini. Lui era un affermato professore universitario e uno straordinario chirurgo che aveva aperto nuovi orizzonti a quella professione, amato dai suoi discepoli e dalle persone che aveva curato e guarito con straordinaria sensibilità d’animo.
Mi colpì molto, suscitava immediata empatia, dimostrava di avere una grande capacità comunicativa abbinata a una naturale semplicità. Il Pci gli aveva chiesto di candidarsi al Consiglio regionale. All’epoca il partito dimostrava una grande attenzione verso la società civile e verso le professioni, indispensabile per arricchire la capacità di rappresentanza. Mario veniva visto da tutti come una grande risorsa per dare vita, nel consesso regionale, a una nuova stagione di iniziative per il risanamento e il rilancio della sanità pubblica. Sin da subito si affermò nel dibattito politico per l’indiscutibile competenza e per la capacità di mettere insieme la scienza e il fare concreto. A lui si deve la riforma che trasformò le Usl in Asl, con una importante ridefinizione dei ruoli e delle competenze territoriali. Così come a lui si deve la decisione di dare vita al Policlinico a Caserta.
Mario dimostrò di avere una vera e naturale capacità politica, una forte propensione all’ascolto, un’importante capacità di sintesi. In breve tempo si affermò come indiscusso interlocutore nel dibattito sulla sanità nel Pci e nelle sedi istituzionali. Tra l’altro riusciva a mobilitare e a far convergere sul suo nome decine di migliaia di elettori, tanto che fu ricandidato nel 1990 e nel 1995. Fu assessore per otto mesi nella giunta Grasso, sconfiggendo le ritrosie del partito, nel frattempo trasformatori in Partito democratico della sinistra. Nella consiliatura iniziata nel 1995 fu vicepresidente dell’assemblea regionale. Ricordo le interminabili e complesse discussioni nel gruppo consiliare: io ero il segretario regionale e Mario fu sempre elemento di equilibrio e ponderatezza, decisivo per la definizione di scelte unitarie.
Negli anni ha sempre continuato ad appassionarsi al dibattito politico ed è stato uno straordinario assessore regionale nell’ultima giunta di Bassolino: anche in quella occasione lavorò con fermezza affrontando con spalle larghe la crisi del sistema sanitario regionale, nell’ambito del nuovo quadro normativo. Poi ha ricoperto, negli anni, tanti altri incarichi, tra cui quello di direttore generale dell’Istituto Pascale. E ha contribuito al confronto sulla sanità anche nelle vesti di collaboratore del Riformista.
Per me è stato un amico straordinario, affettuoso, sincero, sempre pronto a darmi un consiglio e un aiuto. Ricordo quando, nel 1998, dopo che altri medici mi avevano fatto diagnosi strampalate, si mise al mio fianco e in poche ore mi mise in reparto al Policlinico perchè ero affetto da un diabete completamente scompensato. Da allora la mia vita, pur tra difficoltà dovute alla patologia, riprese il suo percorso regolare. Ancora devo dirgli grazie per la sua opera. Potrei raccontare ancora tante cose, importanti e semplici, tristi e allegre. Oggi piango un amico insostituibile, un uomo buono, un galantuomo. Ciao, Professore.
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