Il progetto di ampliamento del nuovo scalo di Peretola torna per l’ennesima volta al centro del dibattito pubblico tra Firenze, Prato e tutti quei comuni che fanno parte della cosiddetta Piana. La manifestazione fiorentina dei “No Aeroporto” di oggi, dove per l’occasione si sono riuniti tutti quei comitati storicamente contrari a qualsiasi tipo di sviluppo e di innovazione e che probabilmente hanno come modello culturale quello della decrescita (in)felice del Venezuela di Maduro ha anche, nel frattempo, rimarcato una netta spaccatura tra il PD fiorentino e le varie segreterie locali del Partito Democratico. Se da una parte il PD fiorentino continua timidamente a sostenere la necessità di avere un nuovo scalo, dall’altra il PD di Prato, di Sesto, di Calenzano e di Campi Bisenzio hanno ribadito con forza la loro ferma contrarietà al progetto di ampliamento di Peretola e parteciperanno alla manifestazione, probabilmente per la prima volta così compatti a fianco dei comitati, alimentando così le già numerose contraddizioni che da anni regolano i rapporti politici tra i dem toscani. È anche per questo motivo che il PD toscano non è più in grado di rappresentare quello spazio politico capace di proporre una elaborazione politica credibile in questa direzione.

Come può Nardella essere il riferimento di una visione di sviluppo che mette al centro di tutto un nuovo scalo quando poi ha tutti i sindaci, del suo stesso partito, che oltre ad essere contrari a questa opera scendono persino in piazza con quei comitati che storicamente si sono sempre messi di traverso rispetto ad ogni progetto di sviluppo? Come può Giani essere credibile nel rilanciare il progetto della terza corsia nel tratto di autostrada che collega Firenze e Montecatini, mentre tutti i sindaci dei comuni limitrofi, sempre del suo stesso partito, sono i primi a strizzare l’occhio ai comitati contrari? Qual è il vero PD? Quello che ha una visione che non può prescindere da nuove infrastrutture più moderne ed efficienti o quello che scende in strada in difesa degli uccelli che volano sugli Stagni di Focognano? Il futuro dell’area metropolitana tra Firenze, Prato e Pistoia, che supera di poco il milione di abitanti e che avrebbe tutto per poter diventare una delle zone più dinamiche e importanti d’Europa, passa inevitabilmente da nuove infrastrutture più evolute, meno impattanti, che possano semplificare e migliorare la qualità della vita dei cittadini.

È all’interno di questa visione politica che andrebbe immaginata una proiezione, da qui ad almeno i prossimi trenta anni, in grado di garantire quegli investimenti necessari ad ottenere una crescita economica, sociale e infrastrutturale. I fiorentini, i pratesi e i pistoiesi sono stanchi di dover trascorrere gran parte della loro giornata in auto, congestionati in un traffico diventato ormai insostenibile e senza che il trasporto pubblico riesca a rappresentare una reale e valida alternativa. Oltre a non esserci più discontinuità urbanistica tra i tre comuni sono ormai tantissime le persone che, in questa area geografica, si muovono quotidianamente per lavoro, per studio e per il loro tempo libero. Questo grande pezzo di Toscana ha bisogno di una condivisione politica, probabilmente senza precedenti, che sappia lasciare da parte personalismi e campanilismi.

Se fino a qualche anno fa c’era la certezza che il PD potesse rappresentare questa esigenza di crescita e di progresso, oggi sappiamo che non è più così. Siamo davanti ad un cambio di paradigma epocale, in Toscana e non solo. FI-PO-PI, questa grande città da un milione di abitanti che nei fatti esiste già, avrà bisogno di una nuova governance, di nuove sfide e di una visione comune che metta al centro il benessere dei cittadini e lo sviluppo delle infrastrutture. Resta da capire chi, politicamente, riuscirà a cogliere questa opportunità. L’unica certezza è che non sarà questo PD, lacerato dalle sue continue lotte interne per il potere, lontano dalle sfide che attendono questo importante territorio e ridimensionato da infinite contraddizioni.

Jonathan Targetti

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