Nel 2010 una 29enne svizzera è annegata in un fiume. Nel 2013 una dozzina di visitatori ha chiesto un intervento di soccorso urgente. E anche nel 2020 una donna bielorussa è morta. Tutti per cercare di raggiungere il Magic Bus di Christopher McCandless. Più noto come Chris Supertramp, protagonista di Into the wild, film girato da Sean Penn nel 2007, tratto dal romanzo dello scrittore Jon Krakauer. Il veicolo si trovava nel parco nazionale di Denali, a circa 382 chilometri a nord di Anchorage, sul sentiero di Stampede, in Alaska. Un luogo diventato di culto e quindi oggetto di pellegrinaggi degli appassionati. Ma un luogo anche molto pericoloso.

Chris McCandless venne trovato morto il 6 settembre del 1992 proprio nel pullman. Aveva 24 anni e aveva deciso di vivere nella natura, in Alaska, in condizioni estreme. La decisione, dopo numerosi episodi di cronaca, ha portato la Guardia nazionale dell’Alaska a rimuovere il bus, con un elicottero, per salvaguardare la sicurezza pubblica in un’area senza coperture di rete e segnata da condizioni meteorologiche imprevedibili. Anche un gruppo di cinque turisti italiani sono stati recuperati quest’anno a 20 chilometri dal sentiero di Stampede, vicino allacittà di Haley. Fortunatamente erano riusciti a lanciare l’allarme grazie a un dispositivo d’emergenza satellitare.

I troppi rischi e i troppi allarmi avevano da tempo fatto sollecitare la rimozione del bus. Si era anche proposta la costruzione di un ponte sul fiume sul percorso per raggiungere il veicolo. Ma l’idea era stata bocciata perché avrebbe potuto invogliare il viaggio di altri appassionati, come commentato anche da Carine McCandless, sorella di Chris, che aveva raccontato come continui a ricevere messaggi di persone da tutto il mondo che si rivedono nella storia del fratello. “Incoraggiamo le persone a godersi in sicurezza le aree selvagge dell’Alaska e comprendiamo la presa che questo autobus ha avuto sull’immaginazione popolare – ha scritto in un comunicato la Guardia Nazionale – tuttavia, questo è un veicolo abbandonato e in via di deterioramento che richiedeva sforzi di salvataggio pericolosi e costosi. Ancora più importante, stava costando la vita ad alcuni visitatori“. Niente più selfie, dunque, con il bus di Into the Wild. Ancora non è stata precisata la sorte del veicolo.

Redazione

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