Prima l’alluvione, poi le trombe d’aria e infine il terremoto. Non c’è pace in Romagna in questo 2023 che pur non essendo anno bisestile, ha tutte le caratteristiche per essere considerato un annus horribilis. A Tredozio e Modigliana, due comuni tra i più colpiti dalle frane dovute all’alluvione, la scossa che il 18 settembre ha fatto tremare Toscana e Romagna ha provocato danni seri. Oltre 100 persone dormono ancora fuori casa, 60 immobili sono stati dichiarati inagibili, una decina di classi delle scuole locali sono costrette a fare lezione nei tendoni, così come le celebrazioni religiose devono svolgersi all’aperto: domenica scorsa, per dire, le cresime si sono svolte sotto un grande gazebo perché non c’è più una chiesa agibile.

In tutto questo – nonostante l’abnegazione del generale Franco Paolo Figliuolo che ogni giorno, nella sua veste di commissario straordinario, batte il territorio alluvione (e ora terremotato) palmo a palmo – famiglie e imprenditori continuano ad attendere i ristori promessi dalla presidente del Consiglio Meloni, e da tutti i suoi ministri arrivati in visita sul territorio nei giorni successivi alle esondazioni. Le emergenze si sommano tra loro e salvo le apparizioni mediatiche e le aspre polemiche politiche tra i parlamentari locali, la Regione e i partiti, poco si vede in termini concreti. Quel che arriva giunge dalle raccolte fondi private, dalla Regione e dai primi atti del Commissario Figliuolo che consentirà ai Comuni di erogare a breve i primi fondi verso le imprese. “Ma il paradosso è che per settimane abbiamo sentito gli amministratori locali fare polemiche verso il Governo, soprattutto da Regione e Provincia, e ora che stanno arrivando un po’ di soldi nelle casse degli enti locali non sono pronti con gli adempimenti burocratici per pagare le imprese”, dice al “Riformista” un imprenditore del territorio che non vuole rivelare il suo nome per timore di essere penalizzato nel pagamento dei lavori svolti. Perché oltre al danno economico, si comincia a dubitare da queste parti che ci potranno essere soldi per tutti e nell’entità necessaria a ripianare i costi sostenuti per far fronte ai danni subiti. E c’è chi ha paura ad esprimere critiche in pubblico.

A Ravenna, dopo la manifestazione contro i ritardi del Governo organizzata da Legacoop, si sono mobilitati anche i sindacati. La Uil proprio ieri ha manifestato davanti alla sede della prefettura (l’ente che rappresenta il Governo sul territorio) per sottolineare ancora una volta i ritardi nei pagamenti. Con loro c’era anche il sindaco Michele De Pascale: “Fin dai primi di giugno stiamo cercando di spiegare al Governo che, anche senza voler per forza pensare alla malafede, ha commesso errori gravissimi nel predisporre i primi provvedimenti legislativi sull’alluvione ed è necessario cambiare rotta in fretta – afferma il primo cittadino, che è anche presidente della Provincia di Ravenna e presidente dell’Unione delle Province italiane -, ma è da Giugno che il Governo si rifiuta di incontrare i Comuni per un confronto franco e finalizzato a risolvere i problemi”. Uno di questi, ad esempio, è la riduzione dei fondi destinate alle scuole alluvione. “Per stessa ammissione del Ministero dell’istruzione e del Merito – racconta De Pascale -, 10 dei 20 milioni stanziati per finanziare direttamente gli istituti scolastici vengono dirottati altrove (al decreto Caivano, ndr), invece, ad esempio, di utilizzarli per i lavori di Comuni e Province sull’edilizia scolastica per le scuole distrutte, o trasformarli in risorse per gli indennizzi a famiglie e imprese”.

Resta drammatica la situazione delle strade sul territorio. In provincia di Forlì-Cesena, per fare un esempio non esaustivo di tutte le zone colpite dall’alluvione, su un totale di 504 strade sotto osservazione, 187 risultano ancora chiuse, mentre 179 hanno limiti di circolazione. Delle 441 strade comunali, 186 risultano interdette al traffico, mentre 122 hanno limitazioni; sulle provinciali, 57 su 63 hanno limitazioni. E la stagione delle piogge autunnali e invernali si avvicina pericolosamente.

 

Gianni Farini

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