Sono arrivate nel primo pomeriggio presso l’Aeroporto di Pratica di Mare, hub nazionale della Difesa, 249.600 dosi del vaccino AstraZeneca. Dopo la suddivisione da parte del personale del Ministero della Salute, nei prossimi giorni, saranno distribuite nelle varie Regioni con il concorso di SDA e delle Forze Armate nell’ambito dell'”Operazione Eos”. 

Inizialmente era previsto che le dosi arrivassero in Italia il prossimo 15 febbraio.

Il piano del Ministero della Difesa, guidato da Lorenzo Guerini, è stato predisposto dal Comando di Vertice Interforze della Difesa, su richiesta del Commissario Straordinario Domenico Arcuri e in stretta cooperazione con la struttura commissariale per l’emergenza Coronavirus.

OK AGLI ANTICORPI MONOCLONALI – Via libera dal ministro della Salute Roberto Speranza agli anticorpi monoclonali contro il Covid-19. Sulla base delle indicazioni dell’Agenzia Italiana del Farmaco e del parere del Consiglio Superiore di Sanità ho appena firmato il decreto che autorizza la distribuzione, in via straordinaria, degli anticorpi monoclonali. Così abbiamo, insieme ai vaccini, una possibilità in più per contrastare il Covid 19”, h a annunciato su Facebook il ministro.

COSA SONO – I monoclonali sono farmaci già usati da tempo per la cura dei tumori e in passato usati anche per la cura dll’Ebola. Servono per curare chi ha contratto il coronavirus: si tratta di anticorpi già formati e attivi contro il virus. Non si tratta dunque di una novità: “Da molti anni sono un’importante risorsa nel campo dei trapianti, dell’oncologia e della reumatologia. I risultati sono stati finora ottimi, si pensi per esempio nell’uso per l’artrite reumatoide”, ha spiegato Roberto Cauda, direttore dell’unità di Malattie Infettive del Policlinico Gemelli di Roma a Avvenire.

LA CURA CONTRO IL COVID – Fin ora sono stati usati farmaci che non sono espressamente per combattere il covid. Sono stati usati farmaci come remdesivir e tocilizumab. “Nella seconda fase della malattia vengono usati i farmaci per ridurre l’infiammazione, come il cortisone o le eparine a basso peso molecolare per prevenire la trombosi e l’embolia. Ma nella fase iniziale non c’è ancora un farmaco dai risultati univoci. Partendo dalla sostanziale assenza di un farmaco antivirale, si è pensato fin da subito di poter usare l’anticorpo monoclonale”, continua l’infettivologo.

COME FUNZIONANO – “Il loro compito – spiega Cauda – è impedire che il virus entri o che si replichi in maniera massiccia. Agiscono bloccando le strutture, come la proteina spike, che intervengono nella infezione delle cellule. Gli anticorpi monoclonali individuano siti molto specifici del virus: più siti riconoscono e maggiore è la loro efficacia. Per questo è preferibile usare una sorta di cocktail di anticorpi monoclonali”. Gli anticorpi monoclonali non sono però assimilabili ai vaccini: vanno somministrati a pazienti che hanno già contratto il Covid e sono efficaci per ridurre i sintomi degli ammalati più gravi impedendo che si aggravino.

QUANTO COSTANO – I monoclonali sono già in uso in diversi paesi come Usa, Canada, Germania, Israele e Ungheria. Si tratta di farmaci molto costosi: ogni infusione costa dai mille ai duemila euro. Ma una sola dose dovrebbe bastare all’ammalato. Inoltre sono farmaci che agiscono sulla carica virale e rendono chi l riceve incapace di infettare. “Potrebbero essere prescritti ai pazienti che, per età o presenza di altre malattie, sono più esposti al rischio di progressione dell’infezione – ha spiegato il presidente dell’Aifa Giorgio Palù – Preferibilmente a quelli con sintomi lievi-moderati che vengono seguiti a domicilio. Si eviterebbero così tanti ricoveri”. Gli effetti collaterali potrebbero essere minimi: “Sono farmaci con un profilo di sicurezza eccellente. Il rischio di effetti collaterali gravi è praticamente sovrapponibile al placebo” conclude Palù.

Redazione

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