È partita una nuova missione che punta a riportare l’uomo sulla Luna. È partito da Cape Canaveral in Florida il razzo Sls di Artemis 1 diretta all’orbita lunare. Il lancio dello Space Launch System della Nasa è avvenuto dal Kennedy Space Center a Cape Canaveral. A bordo ci sono tre manichini ma porta gli Stati Uniti un passo più vicino riportare gli astronauti sulla superficie lunare per la prima volta dalla fine del programma Apollo, 50 anni fa. Se tutto andrà bene nelle tre settimane di volo, il razzo spingerà una capsula vuota dell’equipaggio in un’ampia orbita intorno alla Luna. La capsula dovrebbe poi tornare sulla Terra con un ammaraggio nel Pacifico a dicembre. La Nasa spera di inviare quattro astronauti intorno alla Luna con il prossimo volo, nel 2024, e di farvi atterrare degli esseri umani già nel 2025.

A guardare le immagini che stanno facendo il giro del web, il lancio del razzo riporta indietro alle emozioni di quel 21 luglio 1969, quando tutto il mondo guardò in diretta l’avvio di quella missione che sembrava un sogno ad occhi aperti. Una missione non semplice quella di Artemis 1 che ha avuto numerosi problemi tecnici e rinvii. Anche oggi il conto alla rovescia è iniziato e si è fermato ma poi è ripartito con un’ora di ritardo. Dopo una lunga attesa, inizia così una missione nella quale anche la tecnologia europea e quella italiana rivestono un ruolo di primo piano. Poi il lancio e il lungo viaggio.

A circa due minuti dal lancio, avvenuto dalla piattaforma 39B del Kennedy Space Center, in Florida, i razzi a propellente solido (Solid Rocket Boosters), i più grandi di questo tipo mai costruiti, si sono separati, per cadere dopo pochi minuti nell’oceano Atlantico. Quindi il motore principale si è spento e lo stadio principale del razzo Sls (Space Launch System) si è separato, cadendo nell’oceano Pacifico.

Successivamente, come riportato dall’Ansa, si sono dispiegati come previsto i quattro pannelli solari della capsula Orion, costruita dalla Lockheed Martin per la Nasa e il cui modulo di servizio Esm (European Service Module) è stato realizzato dall’Agenzia Spaziale Europea (Esa). Con una configurazione a X, i pannelli solari sono pronti per cominciare a caricare l’energia di cui la capsula avrà bisogno per il viaggio fino all’orbita lunare. Sono stati costruiti in Italia, come molta della tecnologia a bordo della capsula Orion, grazie dalla collaborazione fra l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e l’industria.

Il compito del Modulo di servizio europeo è fornire elettricità, propulsione, controllo termico, aria e acqua al veicolo; i pannelli fotovoltaici e le unità di controllo e distribuzione della potenza sono stati realizzati in Italia da Leonardo, mentre la Thales Alenia Space (joint venture Thales 67% e Leonardo 33%), ha curato la struttura e i sottosistemi critici del modulo, compresa la protezione dai micrometeoriti e il controllo termico. Oltre alla partecipazione al modulo di servizio di Orion, a rappresentare l’Italia nella missione Artemis 1 c’è il piccolo satellite Argomoon, realizzato per l’Asi dall’azienda Argotec di Torino.

La capsula Orion rimarrà nello spazio per 26 giorni per consentire i test sulla Luna. Se tutto andrà per il verso giusto, la Nasa farà atterrare la prima donna e la prima persona di colore sulla Luna, utilizzando tecnologie innovative per esplorare porzioni estese del satellite terrestre. Lo scopo è quello di creare un avamposto sulla Luna che possa essere la base per le missioni di lunga durata, terreno di prova per le tecnologie da usare per l’esplorazione di Marte.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.