Ha fatto la pediatra per 40 anni, prima della nascita del servizio sanitario nazionale nel 1978 e della pediatria di libera scelta. A giugno ne compirà 83, da oltre un mese si è registrata sul portale della Regione Lombardia per gestire le somministrazioni di vaccino, ma la convocazione ancora non arriva. “Sono del 1938 — racconta la donna, Isolina Elisabetta Medda, al Corriere della Sera —. All’inizio della professione mi ero iscritta come Inam (Istituto nazionale per l’assicurazione contro le malattie, ndr) perché non c’era la pediatria di libera scelta, ma prendevo come pazienti soltanto i bambini. Con l’arrivo del Ssn e degli albi pediatrici sono stata tra i primi iscritti a Milano”.

Ne va orgogliosa, per tutti gli anni di servizio svolti e con l’amarezza per la situazione in cui si trova oggi, che indica come il sistema non stia funzionando al ritmo che dovrebbe avere.

Come i suoi coetanei over 80, la dottoressa attende il vaccino da semplice cittadina in base al criterio dell’età. Ma alla sua domanda, presentata il 15 febbraio, non ha ancora fatto seguito il messaggio per l’appuntamento. In compenso, però, è arrivata qualche linea di febbre e poi l’esito di un tampone molecolare positivo al Covid-19. “Non so se i medici pensionati avessero qualche possibilità prima, dall’Ordine non ho ricevuto alcun sollecito, quindi ho aspettato che si aprissero le vaccinazioni per gli over 80. Guardavo tutti i giorni l’elenco degli sms sul telefonino: niente. È arrivato solo il messaggio di scuse in cui si dicevano consapevoli dei ritardi”.

La positività al tampone, arrivata proprio mentre attendeva di potersi vaccinare, le ha fatto perdere fiducia nel sistema sanitario nazionale. “Ne ho fatto parte come medico attivo per oltre 40 anni – dice – e mi ripaga con una totale e inaccettabile inefficienza. Se avessi ricevuto il vaccino nei tempi previsti, ora non mi troverei in una condizione così precaria e preoccupante”.

Arrabbiata, si chiede: “Con quale criterio sregolato stanno gestendo le prenotazioni? Conosco persone senza patologie particolari e anagraficamente più giovani di me che hanno ricevuto la prima dose oltre 15 giorni fa. Speravo che le categorie più a rischio, che hanno pagato uno scotto in termini di vite umane così alto e lo stanno facendo ancora, venissero vaccinate in fretta e subito. Ci sentiamo traditi”.

Redazione

Autore