Una inchiesta flop quella della procura di Milano, letteralmente “ridicolizzata” dal giudizio di secondo grado perché “il fatto non sussiste”. A distanza di quasi otto anni la Corte d’Appello meneghina ha confermato l’assoluzione per il ministro del Turismo in quota Lega Massimo Garavaglia, già assolto nel corso del processo di primo grado (luglio 2019), “per non aver commesso il fatto”, dall’accusa di turbativa d’asta relativa a una gara per il servizio di trasporto di persone dializzate del 2014, quando Garavaglia ricopriva il ruolo di assessore all’Economia della regione Lombardia. Oltre al ministro del governo Draghi, assolti anche tutti gli altri imputati, nove in totale, tra cui l’ex vicepresidente del Pirellone Mario Mantovani, condannato in primo grado a 5 anni dopo l’arresto, nel 2015, con le accuse di corruzione, concussione e turbativa d’asta.

I giudici della seconda sezione penale d’Appello di Milano hanno ribaltato il verdetto comminato in primo grado per nove imputati, tutti assolti nel merito. Tra loro anche il contabile Antonio Pisano. Per Garavaglia la richiesta del procuratore generale Massimo Gaballo era di una condanna a un anno e sei mesi, per Manotvani era invece di 6 anni e mezzo, un anno in più rispetto al primo grado. Secondo l’accusa, l’allora assessore lombardo all’Economia nel giugno 2014 avrebbe dato, assieme a Mantovani, “disposizioni” e “l’input iniziale” per “vanificare gli esiti del bando” di una gara da 11 milioni di euro indetta “in forma aggregata” da tre Asl per il servizio trasporto dializzati. Tesi che sono crollate definitivamente nel processo d’Appello.

Soddisfazione tra i legali di Garavaglia e Mantovani. Secondo Jacopo Pensa, difensore dell’attuale ministro del Turismo, i giudici della Corte d’Appello di Milano hanno “ridicolizzato l’indagine per come è stata fatta e per il taglio che era stato dato. “L’unica parte della sentenza di primo grado confermata” ha precisato Jacopo Pensa, “è stata quella delle due assoluzioni che erano state già decise”.

Roberto Lassini, legale di Mantovani, incalza: “Un’assoluzione nel merito da tutte le accuse. Sono orgoglioso di essere di Milano, abbiamo evitato un grave errore giudiziario”. Poi, in merito all’assoluzione nel merito,  aggiunge: “Voglio evidenziare con orgoglio poi che sul capo di imputazione relativo alla casa di riposo di Arconate, che era prescritto, la Corte non si è accontentata di dichiararla e ha pronunciato sentenza nel merito, pienamente assolutoria anche per quella imputazione”.

Una sentenza che ha disintegrato il giudizio di primo grado dove il collegio della quarta sezione del Tribunale di Milano, presieduto da Giulia Turri, aveva condannato nove dei 12 imputati: Mantovani (5 anni e mezzo), Giacomo Di Capua (4 anni e 4 mesi), Giorgio Scivoletto (2 anni e 2 mesi), Gianluca Parotti (2 anni e 10 mesi), Gianluca Peluffo (2 anni e 10 mesi), Giovanni Tomassini (8 mesi), Antonio Pisano (1 anno e 6 mesi), Michele Franceschina (1 anno e sei mesi), Francesco Errichiello (2 anni e 2 mesi). I giudici avevano invece assolto Garavaglia e altri due co-imputati.

“Sono contento della assoluzione, “sono un po’ meno contento degli anni che anche questi assolti hanno passato da presunti colpevoli. A maggior ragione i referendum sulla giustizia che il governo dovrà fissare nei prossimi mesi saranno una boccata di ossigeno”. Così il leder della Lega Matteo Salvini commenta la sentenza.

Redazione

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