Secondo alcune testimonianze la morte del turista italiano era da ricondurre ad alcuni colpi di pistola esplosi, elemento che però viene smentito dalla tac sul corpo di Alessandro Parini come riferisce citato dai media, l’Istituto di medicina legale di Abu Kabir. L’Istituto ha poi aggiunto che ancora non è stata effettuata l’autopsia sul corpo del giovane italiano e che è incerto se sarà effettuata.

La ricostruzione lascia alcuni dubbi che erano emersi già ieri pomeriggio dal secondo quotidiano israeliano Haaretz che riportava come la polizia di Tel Aviv avrebbe valutato l’ipotesi che quanto avvenuto possa non essere stato un attacco terroristico. Sempre Haaretz ha citato ieri una fonte di polizia che avrebbe riferito che nell’auto di Jaber non sarebbe stata trovata nessun’arma, ma solo una pistola giocattolo.

Il portavoce della polizia Dean Elsdunne ha dichiarato alla stampa che sia la polizia israeliana sia lo Shin Bet (Servizio di sicurezza interno) “stanno trattando il caso come un attacco terroristico”, e ha aggiunto di “non poter scendere in dettagli vista l’indagine in corso”.

Il presunto attentatore e conducente dell’auto dopo aver investito e ucciso Parisi è stato colpito a morte da un agente della polizia israeliana. Suo fratello era intervenuto ieri sera dicendo che il caso andava piuttosto trattato come un “incidente”. Secondo i famigliari la ricostruzione delle autorità israeliane non torna “è stata cambiata molteplici volte”.

La madre di Parisi Nicoletta Ciocca, era preoccupata che potesse esserci un attentato e più volte l’aveva manifestato al figlio durante il tragitto per l’aeroporto di Fiumicino. “L’ho accompagnato io – conferma la donna al Corriere della Sera -. Alessandro era contento di partire per Israele”. 

Redazione

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