Il no
Autonomia differenziata, Giani: “No al ddl Calderoli, sì al regionalismo solidale e all’equa distribuzione”
Il governatore della Toscana chiede di offrire una «ricetta nuova e alternativa» per poter gestire meglio le «specificità» territoriali

Da Eugenio Giani arriva un sonoro «no» al testo targato Roberto Calderoli, ma l’aspra critica fa il paio con una richiesta altrettanto urgente: serve un Regionalismo «equo e solidale». Il governatore della Toscana esprime forti preoccupazioni per le «ingiustizie» che potrebbero penalizzare in particolar modo i territori del Sud. Allo stesso tempo sottolinea quanto sia importante valorizzare il ruolo delle Regioni, «creando dei vasi comunicanti» e facendo delle intese con lo Stato per gestire al meglio le «specificità» dei singoli territori. La soluzione comunque, dal suo punto di vista, non è una legge che frammenta in maniera confusa le competenze tra le Regioni. Di fronte a tutto ciò Giani sposa l’idea di un referendum di abrogazione, auspicando che si faccia fronte comune tra tutte le Regioni contrarie al ddl Calderoli per offrire una ricetta «nuova e alternativa».
Presidente, lei nel 2022 chiedeva di attuare l’articolo 5 della Costituzione e di concedere alla Toscana l’Autonomia differenziata. Ora il centrosinistra va sulle barricate. Davvero l’Italia rischia di essere lacerata?
«Sono fortemente regionalista, credo nella Repubblica delle Autonomie di Piero Calamandrei. Non mi sembra che il testo che viene fuori da Calderoli vada nel senso di un Regionalismo equo e solidale. Invece mi sembra che segua la strada di una differenziazione tra le Regioni: questa situazione rischia di creare ingiustizie che non rispecchiano in alcun modo il sacrosanto concetto dell’articolo 5».
Le differenze tra le Regioni possono essere anche un elemento di potenzialità o il Sud rischia di uscirne con le ossa rotte?
«Così si finisce per creare un meccanismo che toglie quel senso di solidarietà che invece è importante. È indispensabile poter contare sulla valorizzazione del ruolo delle Regioni, creando fra loro dei vasi comunicanti; al concetto di Autonomia va accompagnata un’equa distribuzione delle risorse. Questo è il vero meccanismo in cui io credo. Perciò sarebbe necessario un Regionalismo che sia solidale ed equo».
Nel testo approvato dalla Camera c’è qualche elemento positivo o è tutto da demolire?
«Il testo approvato, purtroppo, alla fine creerà una differenziazione nelle quali le disuguaglianze finiranno per acuirsi. La cosa giusta sarebbe stata creare i presupposti perché, laddove delle Regioni hanno delle singole e limitate specificità, si crei un’intesa che consenta di governare al meglio quelle stesse specificità. Ad esempio ho sempre detto che la Toscana ha una specificità nei Beni Culturali: allora si faccia un accordo con la Regione che possa mantenere tutti i musei aperti, cosa che oggi – avendone così tanti – lo Stato non riesce a fare. Purtroppo, invece, si è voluto ideologizzare una differenziazione tra le Regioni».
Il centrosinistra è già sul piede di guerra: crede che salire sull’Aventino sia la giusta risposta o sarebbe meglio un atteggiamento dialogante?
«Io condivido l’idea di coordinarci tra le Regioni che non si trovano d’accordo su questo testo di Autonomia differenziata. Ben venga un referendum di abrogazione proposto dai Consigli regionali come previsto dalla Costituzione. Serve una ricetta nuova e alternativa. La Toscana c’è».
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