109 sì 77 no e un astenuto: per la riforma del premierato arriva il primo via libera a Palazzo Madama, mentre alcuni senatori della maggioranza e dell’opposizione sventolano la Costituzione e mostrano le bandiere tricolore. Dopo l’esame della scorsa settimana, l’elezione diretta del presidente del Consiglio ha incassato il primo ok dell’Aula, e come da riforma costituzionale ne serviranno altre tre: “Un primo passo in avanti per rafforzare la democrazia, dare stabilità alle nostre Istituzioni, mettere fine ai giochi di palazzo e restituire ai cittadini il diritto di scegliere da chi essere governati”, ha commentato la premier Giorgia Meloni.

I due nodi

I due nodi principali del ddl Casellati, riguardano in primis l’articolo 5 che prevede l’elezione diretta del premier, il cui testo recita: “Il Presidente del Consiglio è eletto a suffragio universale e diretto per cinque anni, per non più di due legislature consecutive, elevate a tre qualora nelle precedenti abbia ricoperto l’incarico per un periodo inferiore a sette anni e sei mesi. Le elezioni delle Camere e del Presidente del Consiglio hanno luogo contestualmente. La legge disciplina il sistema per l’elezione delle Camere e del Presidente del Consiglio, assegnando un premio su base nazionale che garantisca una maggioranza dei seggi in ciascuna delle Camere alle liste e ai candidati collegati al Presidente del Consiglio, nel rispetto del principio di rappresentatività e di tutela delle minoranze linguistiche. Il Presidente del Consiglio è eletto nella Camera nella quale ha presentato la candidatura”.

L’altro riguarda l’articolo 7, che ingloba il secondo pilastro della riforma, che regolamenta le crisi di governo incluso il potere del premier eletto di ottenere lo scioglimento delle Camere dal Presidente della Repubblica.

Sullo scenario del referendum, probabile visto che non ci sarà una maggioranza qualificata ovvero dei due terzi, il Presidente del Senato Ignazio La Russa ha ricordato che “Da quanto visto è probabile”, e che lo strumento referendario altro non è che “la santificazione del volere popolare. Quindi – aggiunge – non è niente di drammatico”. La seconda carica dello Stato ha proseguito facendo notare che “da qui alla fine delle quattro votazioni che l’articolo 138 prevede, tutto è possibile”, e che “Oggi come oggi è più probabile che siano i cittadini a dire la parola definitiva, sperando in un’alta partecipazione, però questa è un’ipotesi”.

Le opposizioni in campo a Piazza Santi Apostoli

Intanto, le opposizioni stanno protestano contro le riforme dell’Autonomia e del Premierato a Piazza Santi Apostoli a Roma: “Oggi al Senato è passato il premierato, la sedicente patriota sta portando avanti la sua riforma che spacca l’Italia”, ha dichiarato Elly Schlein. “Stanno forzando anche alla Camera per portare avanti l’autonomia differenziata, una riforma che vuole aumentare le diseguaglianze. È importante essere qui come forze di opposizione, realtà politiche, sociali e associative, cittadini insieme per impedire di stravolgere la nostra costituzione. Li fermeremo insieme, li dobbiamo fermare”.  ”Meloni non vincerà il referendum sul premierato. Gli italiani non hanno voglia di mettere in mano il Paese a … non dico brutte parole”, ha detto il Presidente della Regione Campania Vicenzo De Luca.

Redazione

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