Medio Oriente
L’Onu istiga gli Stati a boicottare Gerusalemme

In una sola pagina di presentazione dell’ultimo rapporto che gli “esperti” dell’Onu hanno confezionato sulla situazione di Gaza e dei cosiddetti territori occupati, la parola “genocidio” è ripetuta cinque volte. Il “genocidio israeliano di Gaza”, “l’intento genocidiario” di Israele, “l’assalto genocida contro tutti i palestinesi”, “porre fine al genocidio che sta compiendo Israele”, “l’obbligo degli Stati di prevenire il genocidio”. Chi si affidasse a quel volantino apprenderebbe dunque – si fa per dire – che il genocidio di cui sarebbe vittima la popolazione palestinese, e di cui sarebbe responsabile Israele, non è quel che è, vale a dire l’accusa formulata da un Paese africano, ma un fatto acquisito, una realtà inoppugnabile, una verità incontestata.
Dovrebbe essere chiaro a chiunque che non serve pensarla come Benjamin Netanyahu – secondo cui le Nazioni Unite sono ormai una palude antisemita – per riconoscere il pregiudizio ossessivo che orienta il lavoro di quell’organizzazione internazionale quando si occupa di Israele. Ma quest’ultimo manufatto della vasta produzione onusiana, con quel disco rotto nella reiterazione del postulato genocidiario, non è soltanto l’ennesima riprova di quell’orientamento pregiudiziale. Il rapporto, infatti, è arricchito da una istanza supplementare, più o meno vagamente buttata lì nel corso dei mesi ma mai come questa volta formulata tanto chiaramente. Denunciano ora, questi “esperti”, che il “supporto materiale e politico” a Israele contravviene all’obbligo di prevenzione del genocidio, e argomentano che un tale supporto rende “complici” di quel crimine tutti gli Stati che lo assicurino.
Non si tratta neppure, unicamente, della fornitura di armamenti, ma appunto di qualsiasi “supporto materiale e politico”. Il fatto che questo rapporto si basi su una premessa contraffattoria – cioè l’accusa di un Paese ostile, il Sud Africa, scambiata per una circostanza accertata – costituisce lo strumento per imputare a qualsiasi Stato il presunto dovere di operare un generale boicottaggio nei confronti di Israele, e dunque la responsabilità di complicità con il crimine israeliano ove lo Stato di cui si tratti non ottemperi a quel presunto obbligo.
Ma non basta, come abbiamo visto. Perché gli Stati che si dimostrassero renitenti ai doveri prospettati dal manipolo di “esperti” sarebbero “complici” non più, e non soltanto, nel fornire armi a Israele, ma anche e già se supportassero “politicamente o materialmente” lo Stato ebraico. Quale sia il perimetro di quest’obbligo di astensione non è specificato solo perché, negli intendimenti di questi signori, semplicemente non c’è. Secondo il modello onusiano ogni relazione con Israele – politica, commerciale, culturale, diplomatica – dovrebbe essere inibita. Infine, nella presentazione del rapporto degli “esperti” è menzionato anche (una volta) il 7 ottobre. Chi non sapesse che cos’è apprenderebbe che è la data in cui Israele comincia il genocidio dei palestinesi.
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