Dopo un sospetto avvelenamento, le condizioni del leader dell’opposizione restano gravi ma si sono stabilizzate. Il suo medico personale vorrebbe trasferirlo all’estero. Ma per l’ospedale «non è trasportabile».
Il leader dell’opposizione russa è in coma, attaccato a un respiratore nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Omsk. Sta lottando per rimanere in vita. Secondo i suoi collaboratori, è stato avvelenato. Le condizioni, estremamente gravi al momento del ricovero, si sono stabilizzate. Alexei Navalny si è sentito male su un volo di linea da Tomsk a Mosca. L’aereo ha effettuato un atterraggio di emergenza a metà strada, per consentire il soccorso. La portavoce del politico anti-Putin ritiene che possa aver ingerito una sostanza tossica insieme a un tè bevuto in un bar dell’aeroporto. Secondo il medico personale di Navalny, Anastasia Vasilieva, volata a Omsk, «una tossina ha provocato un edema cerebrale». Vasilieva denuncia «scarsa collaborazione» da parte dei sanitari, e ha chiesto formalmente aiuto al Cremlino per le autorizzazioni necessarie a trasferire il paziente a Mosca o all’estero. Il portavoce di Vladimir Putin ha detto che la cosa sarà presa in considerazione, ma non merita un briefing presidenziale ad hoc. I medici di Omsk nel frattempo hanno dichiarato il paziente «non trasportabile». Picchetti a sostegno di Navalny stanno tenendosi a Mosca e in altre città.
Avvocato, ideatore della Fondazione anti-corruzione (Fbk) che ha rivelato con inchieste ben documentate il malaffare alla corte dello zar, Navalny è il maggiore e più credibile oppositore di Putin. Su posizioni liberali, è stato tacciato di nazionalismo e xenofobia. «Un tentativo di screditarmi», ha detto. Ha già subito un presunto avvelenamento durante uno degli innumerevoli soggiorni in carcere per “manifestazione non autorizzata”. Ieri stava rientrando a Mosca dopo aver incontrato in diverse città siberiane i candidati indipendenti alle elezioni amministrative che tra un mese chiameranno alle urne quattro milioni di cittadini. Negli ultimi giorni aveva portato ad esempio gli scioperi e le proteste in Bielorussia per infonder coraggio agli elettori. In un video, intitolato “La Russia del futuro”, aveva raccolto le dichiarazioni di lavoratori bielorussi che hanno votato contro il l’autocrate Alexander Lukashenko. Nel 2024 i russi dovranno eleggere il Presidente. E Putin ha appena cambiato la costituzione per potersi ricandidare.
Navalny in Siberia aveva anche raccolto documentazione su alcuni politici locali per una delle sue inchieste anticorruzione, secondo quanto riporta il sito di notizie Taiga. No comment a Fbk. Che non commenta mai sulle inchieste in corso: i collaboratori del Fondo evitano perfino di parlarne tra di loro perché sanno di essere intercettati – abbiamo potuto più volte constatare. Mercoledì Navalny aveva postato su Instagram una foto scattata a Tomsk, con la didascalia «I ladri non se ne andranno da soli dal Consiglio comunale». Sottinteso: «buttiamoli fuori noi».
La definizione di ”partito dei ladri e dei truffatori” affibbiata da Navalny a Russia Unita, l’organizzazione politica di Putin, è diventata proverbiale. La lotta contro la corruzione si è dimostrata un ottimo catalizzatore del dissenso. La corruzione in Russia colpisce tutti e a tutti i livelli. La video inchiesta firmata Fbk sulle proprietà immobiliari e la ricchezza sospetta dell’allora Premier Dmitri Medvedev nel 2017 fu vista da 22 milioni di persone. E ne mobilitò decine di migliaia, a Mosca e in molte altre città, per le maggiori manifestazioni di protesta da almeno otto anni a questa parte. Navalny la pagò cara: un attivista pro-Cremlino lo aggredì per strada lanciandoli addosso una sostanza chimica colorata che lo ha lasciato parzialmente cieco da un occhio.
I casi di avvelenamento di personalità invise al regime sono molti, da quando Putin è arrivato al potere 20 anni fa. Nel 2004 la giornalista Anna Politkovskaya si sentì male su un aereo per Beslan, dove era in corso l’attacco terroristico che finì con la strage degli scolari. Avvelenamento da sostanza sconosciuta. Se la cavò. Due anni dopo però un killer la uccise con quattro colpi di pistola a bruciapelo nell’ascensore di casa – tanto per andar sul sicuro. Avvelenamento da radiazioni fu la causa della morte dell’ex agente del Kgb Alexander Litivinienko nel 2006 a Londra: aveva bevuto una tazza di tè al polonio. L’attivista di opposizione Vladimir Kara Murza è stato avvelenato due volte, nel 2015 e nel 2018, con una sostanza ignota ma simile a quella utilizzata per Politkovskaya, a giudicare dai sintomi. Nel 2019, infine, è toccato all’attivista vicino al gruppo Pussy Riot Petr Verzilov. Si è presto ristabilito. Se davvero Aleksey Navalny è stato avvelenato, il Cremlino ha più da rimetterci che da guadagnarci: la cosa porterebbe acqua al mulino di chi ritiene che la Russia sia il regno di Mordor. In caso di conferme, la responsabilità diretta è probabilmente da cercare piuttosto tra i conformisti aggressivi di cui il regime volentieri si circonda, e a cui lascia mano libera sia per incapacità di controllo sia perché a volte utili alla causa.