“Rischio di dire una cosa impopolare”, lo sapeva lo storico Alessandro Barbero, tant’è che si è premurato di premetterlo nel rispondere ad una domanda sul gender gap durante un’intervista alla Stampa. È un tema delicato, di quelli che infiammano le conversazioni, ma ciò nonostante è andato stoicamente avanti, e le sue parole sono finite nel giro di poche ore nel tritacarne dei social, scatenando un altro polverone (dopo quello sollevato contro il green pass all’università).

Il docente dell’Università del Piemonte Orientale racconta delle sue lezioni intitolate ‘Donne nella storia: il coraggio di rompere le regole’ la biografia di Caterina ‘la grande’ di Russia, Madre Teresa di Calcutta e Nilde Iotti. Poi dice la sua su quanto ancora oggi i ruoli di responsabilità e potere siano ancora in prevalenza occupati dagli uomini. Barbero riconosce che, nonostante da cinquant’anni i costumi siano fortemente cambiati “siamo lontani da un’effettiva parità in campo professionale”, e qui arriva la provocazione.

“Vale la pena di chiedersi – ha detto Barbero – se non ci siano differenze strutturali fra uomo e donna che rendono a quest’ultima più difficile avere successo in certi campi. È possibile che in media, le donne manchino di quella aggressività, spavalderia e sicurezza di sé che aiuta ad affermarsi? Credo sia interessante rispondere a questa domanda. Non ci si deve scandalizzare per questa ipotesi, nella vita quotidiana si rimarcano spesso differenze tra i sessi”, aggiunge lo storico.

Barbero infila nella discussione un mondo del lavoro storicamente dominato dagli uomini: “C’è chi dice ‘se più donne facessero politica, la politica sarebbe migliore’. Ecco, secondo me proprio per questa diversità di generi”. Un’esternazione che è stata pesantemente criticata proprio per il maschilismo imperante negli emicicli, come gli fa notare la giornalista, “che oppone resistenza all’ascesa delle donne e tende ad escluderle dai ruoli di comando”. Ma “se è così”, dice lo storico, allora è solo questione di tempo: “Basterà allevare ancora qualche generazione di giovani consapevoli e la situazione cambierà”.

Barbero era già finito nel vortice di critiche per la lettera appello, condivisa da diversi studiosi, contro il green pass all’università, su cui non ha cambiato idea: “Non mi piace l’obbligo di green pass per accedere ai mezzi pubblici, o peggio ancora per poter lavorare e ancor meno mi piace che i datori di lavoro debbano diventare controllori. Ciò detto, io mi sono vaccinato, sia pure con qualche timore, e il Pass ce l’ho.

In un’intervista al Corriere, la settimana scorsa, la ministra dell’Università Cristina Messa aveva liquidato la questione: “Anche Barbero voleva tornare in presenza, come tutti”. Mentre il capo dei rettori, il rettore del Politecnico di Milano Ferruccio Resta, aveva parlato di discorsi di lana caprina: ci sono momenti in cui bisogna metterli da parte e considerare ciò che conta, in questo caso il futuro del nostro Paese e dei nostri figli”.

Riccardo Annibali

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