Nella Missione 5 del Pnrr si fa riferimento alla valorizzazione dei beni confiscati alle mafie per una cifra pari a 300 milioni di euro. Uno stanziamento che punta alla realizzazione di 200 progetti nelle otto Regioni del Mezzogiorno (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia). Di questi, 250 milioni sono riservati a progetti selezionati attraverso l’Avviso dell’Agenzia per la coesione territoriale volto alla valorizzazione economica e sociale dei beni confiscati alle mafie e che rientra tra gli interventi descritti nel Pnrr. Quell’avviso, nei mesi scorsi, ha movimentato il terzo settore, che ha fatto le barricate per chiederne la modifica, che non è arrivata.

Il tema dei beni confiscati alla criminalità organizzata è tornato ad essere di stretta attualità – almeno in Campania – nell’ultima settimana con il primo Forum Espositivo dei Beni Confiscati in Campania che si è svolto l’1 e 2 aprile alla Stazione Marittima di Napoli. Uno dei temi emersi nel corso di quella due giorni è stata l’apertura alla vendita dei beni immobili confiscati alle mafie. Una posizione, espressa sia dal governatore della Campania Vincenzo De Luca, che dall’assessore alla Legalità, Mario Morcone, che è contraria a quanto previsto dalla legge 109/1996, che indica nel riutilizzo sociale dei beni confiscati l’obiettivo principale di restituzione alla collettività. L’apertura alla vendita inoltre implica l’impossibilità di accertarsi che i beni non finiscano nuovamente in mani criminali attraverso dei prestanomi.

Ciò di cui non si tiene conto, poi, ragionando su questa possibilità, è l’enorme esperienza di buone pratiche di riutilizzo sociale, che proprio in Campania vede alcuni tra i maggiori esempi positivi. Tra questi esempi figura senza dubbio La Gloriette, il bene confiscato a Michele Zaza a Posillipo. Una villa panoramica dove la cooperativa sociale L’Orsa Maggiore, ha realizzato Casa Glo, un centro diurno che accoglie giovani vulnerabili. La cooperativa era presente tra gli stand al Forum Espositivo dei Beni Confiscati in Campania. Quella è stata l’occasione ulteriore per dialogare con diversi altri enti gestori beni confiscati che stanno partecipando al progetto S.T.A.R.T. Campania, approvato nell’ambito dell’Avviso pubblico per l’avvio di iniziative a sostegno delle imprese sociali impegnate nella gestione di beni confiscati alla criminalità del Ministero dell’Interno. Un progetto di formazione ed affiancamento agli enti che gestiscono beni confiscati in Campania, al quale sono iscritti diversi degli enti presenti al forum e di cui L’Orsa Maggiore è ente capofila.

«È prezioso stare nei dibattiti e contribuire a tenere alta l’attenzione su dei punti sui quali c’è bisogno di lavorare. In un momento in cui i bandi guardano solo al mattone, è necessario ampliare lo sguardo», sottolinea la presidente de L’Orsa Maggiore Angelica Viola. Il riferimento è anche al bando dell’Agenzia di coesione di cui sopra. «Un ente locale che presenta una scheda su un bene già in affidamento, per spendere i soldi di quel bando deve toglierlo all’ente, risanarlo e riattivare le procedure per un nuovo affidamento. Un’assurdità. Questa – aggiunge la Viola, confermando diverse voci emerse durante i lavori – rischia di essere è un’occasione persa. Non si tiene conto che la pregressa storia ed impegno per valorizzazione e riutilizzo rischiano di essere azzerate».

Altro tema sollevato dalla presidente de L’Orsa Maggiore riguarda l’economia dei beni confiscati. Da una parte il riutilizzo dei beni che «creano economia, e come soggetti economici concorrono al Pil del Paese. Inoltre, se faccio un’assunzione la persona che diventa un lavoratore pagherà le tasse allo Stato», dice a Il Riformista, Angelica Viola. Altro tema economico riguarda i fondi Puag che arrivano dalla confisca dei conti correnti ai mafiosi. «Questi non tengono conto delle esperienze che avrebbero bisogno di far partire idee di riutilizzo sociale di beni confiscati. L’Agenzia dei beni confiscati e gli enti locali non possono lavarsi le mani dopo l’assegnazione di un bene, lasciando al terzo settore oneri di ordinaria, straordinaria manutenzione nonché start up di servizi, anche innovativi e sperimentali di prossimità. Devono affiancare e supportare gli enti del terzo settore. Invece sono più attente alcune fondazioni. Penso a fondazione Con il Sud, Peppino Vismara, Cariplo». Altra questione di carattere economico riguarda la produttività delle aziende confiscate. «Ci sarebbe da affrontare il tema di chi nomina gli amministratori giudiziari. La sfida del Paese deve essere far vivere e produrre quelle aziende. E in questo cammino il mondo profit deve allearsi al non profit. Il numero di confische e sequestri aumenta, ma su questo tema il Paese è ancora troppo lento», conclude Angelica Viola.

Avatar photo

Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.