L’onorificenza al Merito della Repubblica Italiana conferita dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Giuseppe Lavalle «per la sua preziosa e generosa opera di assistenza e supporto ai ragazzi dell’istituto penale per i minorenni di Nisida» è un ulteriore segnale dell’attenzione – che si potrebbe definire virtuale – dello Stato verso le problematiche della detenzione. “Zio Peppe”, come affettuosamente viene chiamato dai ragazzi dell’ “isola che non c’è”, è stato ritenuto, dalla più alta carica dello Stato, un «eroe», con altre 32 persone che si sono distinte per l’impegno nella solidarietà, nel volontariato, per l’attività in favore dell’inclusione sociale, nella cooperazione internazionale, nella promozione della cultura, della legalità, del diritto alla salute e dei diritti dell’infanzia.

Lavalle è, dunque, un «esempio civile» perché da circa 40 anni svolge il suo servizio di cuoco ed è considerato un punto di riferimento per tutti, ospiti e personale dell’istituto. Con la sua famiglia, inoltre, in numerose occasioni ha offerto ospitalità a giovani bisognosi di aiuto ed è promotore di iniziative di solidarietà per coloro che sono privi di dimora. Un eroe che compie straordinari e generosi atti di coraggio per proteggere il bene altrui, che dovrebbe trovare primaria tutela nell’azione dello Stato. La più che meritata onorificenza a Giuseppe Lavalle, infatti, evidenzia, ancora una volta, l’assenza di politiche volte a garantire l’assistenza e il benessere dei cittadini. Nella quotidiana guerra per la sopravvivenza, figure come quella di “Zio Peppe” diventano essenziali ed accendono una speranza nel buio pressocchè totale in cui molte persone vengono lanciate. E di Nisida si tornerà a parlare stasera in televisione. Inizia, infatti, la seconda stagione di “Mare fuori”, dodici episodi divisi in sei puntate, che racconteranno il disagio minorile dentro e fuori le mura, malessere che ha radici spesso nella famiglia di origine dei detenuti i cui errori – come la fiction vuole evidenziare – sono sempre dovuti ad adulti colpevoli di averli lasciati soli o di averli condotti su una cattiva strada.

Ancora un chiaro riferimento all’assenza dello Stato nelle politiche sociali e giovanili. È indicativo, tra gli altri, il dato della dispersione scolastica: il 13,1% dei giovani italiani tra i 18 e i 24 anni ha abbandonato precocemente la scuola e la Campania è seconda solo dopo la Sicilia. Uno Stato, dunque, conscio delle sue colpe che premia gli eroi e racconta in televisione il male a cui non vuole trovare rimedio, che va a Santa Maria Capua Vetere a chiedere scusa per l’assurda e inqualificabile mattanza compiuta da suoi dipendenti in danno dei detenuti, ma che non è in grado d’invertire immediatamente la rotta con concrete azioni finalmente degne di un Paese civile. Occorrono subito politiche sociali innovative volte all’accoglienza dei più deboli, una corretta applicazione del diritto-dovere allo studio, l’entrata in vigore della riforma penitenziaria.

Su quest’ultimo tema, l’Unione Camere Penali Italiane, con il suo Osservatorio Carcere, ha organizzato un convegno nazionale a Roma il 3 e 4 dicembre prossimi, affinchè il lavoro svolto sino ad ora, dal 2015 ad oggi, non venga disperso e la riforma trovi immediata applicazione. Parlamento, Governo, Enti locali, vanno sollecitati ad agire e messi di fronte alle loro evidenti responsabilità. Un domani così, probabilmente, vi saranno meno eroi, ma un Paese migliore.