Hanno avuto una discussione con alcuni coetanei presenti in piazza e, come sempre più spesso capita in circostanze del genere, si sono momentaneamente allontanati per andare a prendere il “ferro“. Dopo pochi minuti sono tornati in zona, all’esterno del bar, spavaldi e fieri di avere un revolver, e in questo caso anche un mitra, tra le mani.

Armi che ostentano, mostrano ai rivali di turno, prima di iniziare a sparare all’impazzata verso la piazza. Così. Senza criterio. Senza considerare le eventuali conseguenze in una zona frequentata a quell’ora da decine di persone tra giovani e famiglie con bambini. Spari quasi ad altezza uomo, con le armi leggermente puntate verso l’alto. Un’azione a scopo intimidatorio, dimostrativa, per far capire che loro sono “i più forti” e che nessuno deve osare sfidarli. Poco importa se nella folle dinamica di quanto accaduto, ogive di proiettili feriscono padre, madre e, soprattutto (e in modo grave), una bambina di appena 10 anni che si ritrova una scheggia nello zigomo mentre stava mangiando un gelato. Con loro c’era anche il figlio più piccolo che per fortuna non è stato raggiunto dalle schegge impazzite dei proiettili.

E’ accaduto davvero. E non è la prima volta, soprattutto a Napoli. Basti pensare al recente caso di Francesco Pio Maimone, il giovane ucciso sul lungomare di Napoli nelle scorse settimane in seguito a una lite tra due paranze nata da una scarpa macchiata. Francesco stava mangiando noccioline e bevendo un drink in compagnia di due amici quando è stato raggiunto da un proiettile al petto. Così. Perché il coetaneo che ha sparato, l’ha fatto prima in aria e poi verso la folle di persone che aveva identificato come suoi nemici. E visto che questi giovani sono tanto spavaldi quanto inesperti, la mira imprecisa è ormai un marchi di fabbrica e le tragedie spesso non fanno più notizia, soprattutto a Napoli e nelle sue periferie.

La tragedia sfiorata ieri (o l’ennesimo miracolo di San Gennaro) è avvenuta all’esterno di un bar a Sant’Anastasia, comune vesuviano in provincia di Napoli. Erano circa le 23 quando in piazza Ammiraglio Carlo Cattaneo la folla ha iniziato ad urlare dopo la raffica di proiettili esplosi dai due disgraziati, allontanatisi poi in scooter.

Uno di loro, al termine di indagini lampo coordinate dalla procura di Napoli ed condotte dai carabinieri della Compagnia di Castello di Cisterna, si è consegnato ai carabinieri dopo aver capito di essere braccato (i militari sono andati nella casa dove vive con i genitori senza trovarlo).  E’ stato sottoposto a fermo perché gravemente indiziato dei reati di tentato omicidio e porto illegale di arma in concorso. Si chiama Emanuele Civita, ha 19 anni, e ha precedenti per droga e armi. Secondo la ricostruzione dei militari dell’Arma, che hanno raccolto testimonianze delle persone presenti al momento del raid armato oltre ad aver cristallizzato il tutto con le immagini delle telecamere di videosorveglianza, Civita era in compagnia di un coetaneo, un 17enne sottoposto a fermo con le stesse accuse dalla procura per i minorenni, quando, “a bordo di uno scooter in movimento, avrebbero esploso almeno dieci colpi di arma da fuoco nella piazza dove erano presenti cittadini e avventori di alcuni bar e gelaterie. Le armi utilizzate, un revolver ed un mitra, sono state dapprima ostentate dai due giovani con atteggiamento aggressivo e poi utilizzate in un successivo passaggio a bordo dello scooter sparando verso la piazza” si legge nella nota della Procura.

I frammenti di alcune ogive, esplose ad altezza uomo, hanno raggiunto una giovane madre (35 anni) residente a Volla, ferita all’addome, nonché la figlia minore (di appena 10 anni). Quest’ultima, ferita gravemente alla testa da un frammento di ogiva, è stata sottoposta a delicato intervento chirurgico ed è tuttora ricoverata in prognosi riservata nel reparto di rianimazione dell’ospedale Santobono di Napoli. Non è in pericolo di vita ma le sue condizioni sono considerate ancora gravi. Ferito lievemente il papà 43enne. Una famiglia che vive nel vicino comune di Pollena Trocchia e ieri sera era all’esterno del bar e stava mangiando un gelato quando sono entrati in azione i due pistoleri.

La piccola, fa sapere l’ospedale, resterà in sedazione per 72 ore, dopo un primo intervento chirurgico d’urgenza e l’impianto di un trasduttore di pressione intracranica in seguito al grave trauma cranico riportato.

E’ una miracolata perché il proiettile “è stato fermato dall’asso” così come sottolinea Giuseppe Cinalli, direttore dipartimento Neuroscienze del Santobono. Grazie San Gennaro.

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Giornalista professionista, nato a Napoli il 28 luglio 1987, ho iniziato a scrivere di sport prima di passare, dal 2015, a occuparmi principalmente di cronaca. Laureato in Scienze della Comunicazione al Suor Orsola Benincasa, ho frequentato la scuola di giornalismo e, nel frattempo, collaborato con diverse testate. Dopo le esperienze a Sky Sport e Mediaset, sono passato a Retenews24 e poi a VocediNapoli.it. Dall'ottobre del 2019 collaboro con la redazione del Riformista.