La “confessione di una borseggiatrice” viene definita. Il Corriere della Sera ha intervistato un donna come in un diritto di replica per il grande caso esploso tra social e media sulle borseggiatrici nella metro di Milano. Il quotidiano della borghesia italiana ha assunto un profilo chiaro, da “tolleranza zero”, sul punto. Anche sui video che riprendono con medi piuttosto discutibili momenti di tensione. Oggi il giornale offre uno spazio, dà voce a un protagonista, che dice come le dia fastidio che la filmino, “ma non reagisco quando qualcuno mi riprende. Altre borseggiatrici sono più aggressive. Rubare a Milano è diventato più difficile. I passeggeri ci riconoscono”.

L’intervista avviene nella Stazione Centrale. La donna ha 29 anni e nove figli, che vivono “tutti in Bosnia, dove sono nata. L’ultimo parto è stato a dicembre. Se ne occupa mio marito, che non lavora. Mantengo io la famiglia: mando i soldi a casa e non sono pochi. È capitato che in un giorno mettessi in tasca 1.000 euro, un’eccezione, perché anche 500 sono una fortuna ora che la gente gira con poco contante. Io però ho pazienza. Sette giorni su sette, dalla mattina alla sera”. Racconta di appostarsi nei pressi dei distributori automatici, condivide un appartamento comprato dai genitori, che ora vivono in Spagna, con delle amiche, che poi sono “colleghe di scippi”. Preferisce però muoversi da sola o al massimo in coppia, soprattutto nel caos della zona tra Duomo e Centrale.

A iniziarla è stata la zia “a 13 anni, ci insegnava il mestiere nella metropolitana di Roma. Tuttora mi divido tra Milano e la Capitale, dove abbiamo un altro tetto. Mi sposto in treno, non ho la patente né una vita sociale: mio marito è molto geloso. Mi concedo giusto qualche cena al ristorante”. Non teme il carcere. “Con un bimbo appena nato? Non corro nessun rischio. Non mi portano più nemmeno in caserma. Prima ci finivo anche più volte al giorno: sempre rilasciata perché incinta o in quanto madre di neonati”. L’articolo 146 del codice penale stabilisce che “l’esecuzione di una pena, che non sia pecuniaria, è differita: 1) se deve aver luogo nei confronti di donna incinta; 2) se deve aver luogo nei confronti di madre di infante di età inferiore ad anni uno”. Anche se arrestate in flagranza vengono rimesse in libertà.

Le pene arretrate si accumulano, in attesa di esecuzione, e che dovrebbero scontare una volta fermare o controllate dalle forze dell’ordine. Per la donna è “troppo tardi” per lasciare “ma se potessi tornare indietro scapperei anch’io. Adesso dove vado, con 9 figli, io che non so fare niente e che sono semianalfabeta? L’unica cosa che mi riesce bene è rubare. A volte ho i sensi di colpa“. Delle indagini nel 2018 avevano ricostruito il funzionamento e la geometria di un gruppo del genere, composto di solito da tutti parenti, che gestiva i borseggi nella metropolitana con le donne a rubare e gli uomini ad organizzare le “batterie”.

Lo stesso Corriere della Sera qualche giorno fa aveva intervistato Nicholas Vaccaro che sulla pagina Instagram “Milano Bella da dio” ha pubblicato i suoi video di borseggi e borseggiatrici. “Sono un ragazzo particolare, lo so, io che ho 18 anni e il weekend lo passo in metropolitana a stanare le borseggiatrici. Molti miei coetanei giocano a calcio, si ritrovano all’oratorio, vanno a ballare. Be’, io preferisco spendermi per la sicurezza della mia città, Milano, documentando scippi e degrado, spaccio e occupazioni abusive”. Il volto e inviato di Striscia la Notizia Valerio Staffelli, tra i più attivi sul tema, ha spiegato che “con la legge Cartabia le borseggiatrici a Milano sembrano essersi moltiplicate, perché di fatto il reato di furto e borseggio non è più perseguibile tramite denuncia d’ufficio, bensì saranno le vittime a dover querelare le lestofanti e portarle in tribunale. E questo ovviamente accade in rarissimi casi”.

La consigliera comunale Monica Romano, del Partito Democratico, ha giudicato il metodo violento, lesivo della privacy e contrario al senso civico perché i reati dovrebbero essere denunciati alle forze dell’ordine. La consigliera ha ricevuto insulti e minacce per le sue parole. Le forze dell’ordine hanno bocciato le iniziative di cittadini che promuovono le ronde social per contrastare il fenomeno. Secondo il ministero dell’Interno i borseggi sono comunque in calo: 21.560 nel 2021 contro i 24.556 di dieci anni prima. Come ha scritto Angela Azzaro per questo giornale: “Quei video fanno paura. Mostrano una società dove si risponde a un (presunto) reato con la violenza, con il linciaggio. Non è la prima volta che i social scatenano meccanismi di questo tipo, ma si è superato il limite della convivenza civile. Valerio Staffelli di Striscia, che sta facendo una campagna contro chi ruba sui mezzi pubblici a Milano, dica anche lui che non è linciando che si risolvono i problemi. Prenda le distanze da chi sta cavalcando la paura e istiga alla violenza“.

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Giornalista. Ha studiato Scienze della Comunicazione. Specializzazione in editoria. Scrive principalmente di cronaca, spettacoli e sport occasionalmente. Appassionato di televisione e teatro.