Se esistesse una Champions League del vino, la squadra delle cantine di Montalcino sarebbe la principale candidata per il titolo. E questo non solo perché l’annata 2016 del Brunello è super. Ma soprattutto perché la denominazione può mettere in campo una squadra di tutti titolari. L’assaggio dei campioni nel corso dell’evento Benvenuto Brunello Off rivolto alla stampa specializzata – magnificamente realizzato dal Consorzio di tutela durante i quattro weekend del mese di marzo, nel ferreo rispetto delle norme di sicurezza anti-covid – rivela il livellamento verso l’alto di tutta la zona.

Salvo eccezioni più uniche che rare, le bottiglie di Brunello 2016, insieme con le Riserve 2015, si attestano al top, anche in una prospettiva storica, superando pure l’exploit dell’annata 2010. Non per caso, dunque, le consegne delle fascette di Stato per le bottiglie pronte alla vendita stanno polverizzando i precedenti primati. Il primo trimestre 2021 chiude con un incremento del 37% rispetto allo scorso anno e a +23% sulla media degli ultimi 10 anni. In particolare, il mese di marzo è il migliore del decennio, con un +92% sulla media riscontrata dal 2011 a oggi. «Le nostre ultime due annate, tra le migliori di sempre sul piano qualitativo, si stanno rivelando più forti della tragica pandemia che stiamo vivendo», dice il presidente del Consorzio del vino Brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci. Forte la crescita nei mercati esteri, specie negli Usa, tradizionali appassionati del Brunello, dove stanno riaprendo i ristoranti dopo i lockdown.

«Da metà novembre a oggi la nuova annata registra consegne per oltre 5,2 milioni di bottiglie, che equivalgono a quasi la metà dell’intera nuova produzione in commercio nel 2021», ricorda Bindocci. Un ruolo fondamentale lo ha giocato proprio la critica internazionale capace di creare l’attesa per un prodotto che, in tutto il mondo, rappresenta un “must have” per i collezionisti, gli appassionati e l’alta ristorazione. Come il 2010, fino ad oggi considerata l’annata del decennio, il 2016 è stato relativamente fresco, con una stagione di maturazione più lunga, garantendo una completa maturazione fisiologica. In pratica, la pioggia di fine agosto seguita dai venti di tramontana dal nord hanno spostato la vendemmia a metà settembre, una settimana più tardi rispetto agli ultimi anni, con un prolungamento fino a metà ottobre. L’insieme di questi fattori ha permesso una maturazione uniforme ed equilibrata delle uve, un’espressione più brillante e definita di aromi e sapori e una migliore maturazione fenolica.

I vini degustati – centinaia di etichette da 150 cantine partecipanti al tasting – sono molto nitidi, mostrano un equilibrio che rasenta la perfezione, un frutto più puro e marcato e uno scheletro più tannico rispetto al 2015, bella annata ma più calda, che ha donato vini più ricchi e sensuali. L’ulteriore salto di qualità dell’annata 2016 si fonda sulla finezza e la qualità dei tannini, benché si parli di vini appena usciti con potenzialità di invecchiamento di diversi decenni. Appare evidente la crescita dei produttori, sempre più bravi a domare un vitigno un po’ “wild” come il Sangiovese. Con risultati straordinari in termini di equilibrio e di armonia. Imprenditori sensibili all’evoluzione del gusto realizzano vini sempre più “precisi”, affinando le tecniche di lavorazione a partire da un’estrazione più delicata dei tannini.

La batteria degli assaggi conferma, com’è ovvio, una pluralità di espressioni segnate dalla diversità delle sottozone territoriali e dalla varietà degli stili dei produttori. Per esempio, i vigneti situati nella parte nord di Montalcino sono spesso ad alta quota e più freschi: da qui provengono vini austeri e terrosi, con elevata acidità e note fruttate di sottobosco, che hanno spesso bisogno di tempo per raggiungere la massima piacevolezza al sorso. I vigneti a sud-ovest intorno ai comuni di Camigliano e Sant’Angelo sono più bassi e godono di un clima più caldo, secco e mediterraneo: i vini qui hanno meno acidità e più alcol e sono dunque più morbidi. Un ruolo cruciale è svolto anche dalla filosofia produttiva, dalla capacità di vinificazione e dalle scelte stilistiche dei singoli produttori. Alcuni propongono uno stile tradizionale, austero da giovane, con elevata acidità e frutta appena matura. Altri viticultori realizzano vini molto puliti, con frutti maturi, tannini morbidi e aromi speziati. Infine, c’è chi propone vini eterei, con aromi di frutti rossi e tannini di seta. In ogni caso, un gran bel bere.

Qualche consiglio finale? Nel rispetto dello stile di ciascuna, le punte più alte del Brunello 2016 vengono dalle seguenti cantine: Altesino, Col d’Orcia, Giodo, Le Chiuse, Col di Lamo, Cortonesi, Pieri, Aisna, Argiano, Castello Tricerchi, Podere Le Ripi, San Polo, Tenute Silvio Nardi, Baricci, Camigliano, Val di Suga. Ma – va ribadito – il livellamento verso l’alto di tutte le cantine della docg è una costante. In più, val la pena ricordare che, accanto alla denominazione principale (comprensiva delle riserve), meritano attenzione anche il Rosso di Montalcino, vino fresco e quotidiano dall’abbinamento più facile, il Moscadello, vino dolce e delicato da gustare con i classici cantucci, e il Sant’Antimo, vino complesso e gustoso, arricchito dal matrimonio con i vitigni francesi. Ancora una conferma che il territorio di Montalcino può sfoggiare davvero una squadra da Champions League.

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