In polemica con gli scienziati, accusati di aver sottovalutato il virus nelle prime settimane del contagio, Vittorio Sgarbi ha pubblicato sulla sua pagina Facebook un video in cui ha raccolto alcune dichiarazioni di virologi oggi compromettenti.

Nelle immagini si vedono alcuni tra i più importanti esperti sul tema, diventati in questo momento punto di riferimento per l’opinione pubblica minimizzare la portata del coronavirus: da Roberto Burioni a Fabrizio Pregliasco, da Ilaria Capua a Maria Rita Gismondo. Del resto, lo stesso direttore responsabile del reparto malattie infettive del Sacco di Milano, Massimo Galli, a inizio febbraio aveva dichiarato che il virus era stato contenuto.

“Sì, ascoltiamo la scienza, giusto – scrive il parlamentare di Forza Italia -. Ma la scienza che ascoltiamo, non lo dobbiamo dimenticare, è quella che a gennaio e a febbraio diceva queste cose. Si può, dunque, ragionevolmente dire che non sempre la scienza “ci azzecca”? Perché a fare gli esperti del giorno dopo sono tutti bravi”.

Tanti i commenti sotto il suo post. “Non solo la scienza non sempre ci azzecca, ma cosa ancor più grave è che sulla stessa problematica di pandemia, scienziati e virologi hanno pensieri discordanti tra loro”, si legge. Ma c’è anche chi prende le difese dei virologi: “Sono d’accordo che la scienza spesso commetta degli errori e un bravo scienziato è consapevole dei limiti della scienza”.

Lo stesso virologo Massimo Galli, infettivologo e primario dell’ospedale Sacco di Milano, ha ammesso nelle scorse settimane a Radio 1 di aver in parte sottovalutato l’emergenza Coronavirus in Italia: “Siamo stati presi alle spalle. Io per primo il 20 febbraio mi stavo convincendo che l’avessimo scampata – ha detto l’esperto – ma non è stato così, perché in realtà attorno al 25 di gennaio, dai calcoli che abbiamo fatto, il virus è entrato dalla Germania del tutto inavvertitamente nella zona del Lodigiano e ha potuto fare quello che ha voluto per almeno quattro settimane, spargendosi ovunque in quella zona, ma anche in Veneto e in altre aree della Lombardia, creando l’epidemia così che conosciamo. E quello che vediamo ancora oggi, vi ricordo, cioè la maggior parte dei casi che vengono registrati, tutti in persone con una sintomatologia significativa, è il risultato di un qualcosa che avvenuto prima delle misure restrittive. Il risultato di queste ultime ci metterà ancora del tempo per essere evidente”.

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