Emergono i primi dettagli: le due cuginette stuprate e picchiate per mesi, in una piscina abbandonata
Caivano, 15 indagati per lo stupro di due tredicenni al Parco Verde. Sequestrati i cellulari dei sospetti: caccia ai video e alle chat
Le due bambine avrebbero subito violenze indicibili per mesi, nei locali di una piscina abbandonata. L’indagine è partita a causa delle immagini video di uno degli episodi di violenza reperite sul cellulare di un altro minorenne del luogo, un quartiere vittima di grave degrado, il Parco Verde di Caivano. I Pm: “Vicenda frutto della grave incuria dei genitori”.

L’orrore avveniva nei locali abbandonati di una piscina del Parco Verde, un quartiere di Caivano, tristemente noto come “‘o Bronx”, per le condizioni di diffuso e pesante degrado ambientale. Il Parco Verde, lo ricordiamo, è lo stessoquartiere in cui il 24 giugno del 2014 trovò una morte orribile Fortuna Loffredo, di appena sei anni, una bambina abusata e poi uccisa in maniera brutale. Questo il contesto in cui si è protratta, per mesi, violenza ai danni di due minorenni, due bambine del posto, sottoposte a percosse e abusi sessuali.
E sono almeno quindici i giovani sospettati della violenza, al momento tutti identificati e con i cellulari sotto sequestro. Fra loro, anche figli di noti esponenti locali di clan camorristici, gestori delle piazze di spaccio del quartiere, un complesso di case popolari. Non tutti sarebbero maggiorenni: fra loro c’è un diciannovenne con precedenti simili.
Le due bambine sarebbero state costrette, per mesi, a tacere, a suon di minacce e schiaffi: veniva loro imposto il silenzio, se non volevano “finire male” o essere additate come “prostitute”. Un orrore dopo l’altro, per due cuginette tredicenni, dunque.
Alle spalle, come si evince dalle indagini, famiglie difficili e abbandono scolastico. Le due solo sporadicamente frequentavano la scuola locale. Dinanzi, il branco: giovani carnefici sui quali si è posata l’omertà dei residenti.
Secondo le prime ricostruzioni, la minore delle due – che sono cugine fra di loro – sarebbe stata stata costretta da alcuni mesi ad avere rapporti sessuali completi con un sedicente fidanzatino, appartenente al giro delle piazze di spaccio. La violenza andava avanti almeno dallo scorso gennaio, tuttavia non è ancora stato appurato il numero degli episodi di violenza.
A occuparsi del caso è la Procura dei minori di Napoli, in coordinamento con quella di Napoli Nord per i maggiorenni coinvolti. Gli inquirenti, al momento, avrebbero accertato che le due bambine venivano circuite dai componenti del branco – un numero di giovani cresciuto nei mesi – appena uscivano di casa. Con schiaffi e minacce costringevano le vittime a seguirli. Il luogo scelto, per l’appunto era l’ex complesso sportivo “Delphina”. E lì, fra detriti, lerciume, rifiuti e siringhe utilizzate dai tossicodipendenti della zona, avvenivano le violenze.
La sconvolgente vicenda è emersa allorché uno degli stupratori ha filmato un episodio di violenza, per poi condividere il video nelle chat del branco. Il video, dopo molte condivisioni, è arrivato sullo smartphone del fratello di una delle vittime.
E, da lì, la vicenda si è rapidamente evoluta: la denuncia dei familiari delle vittime, presso la locale stazione dei Carabinieri, l’ascolto delle due vittime in ambiente protetto, le tempestive indagini. In poche ore l’Arma ha identificato tutti i responsabili e messo sotto sequestro i cellulari. Il passo successivo è stato quello compiuto dalla Procura dei Minori, che ha disposto l’allontanamento delle vittime dal contesto familiare.
Una decisione presa in collaborazione con i servizi sociali, che hanno stabilito la situazione di pericolo pericolo per l’incolumità psicofisica delle minorenni. Secondo il Pm, le due tredicenni vivevano in “una situazione di chiara emergenza”. Lo stile di vita in cui le minorenni erano inserite, scrive ancora il Pubblico Ministero, ha favorito la perpetrazione dei reati, frutto di “grave incuria dei genitori che con ogni evidenza hanno omesso di esercitare sulla figlia il necessario controllo“.
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