Dove si sanzionano medici per aver lavorato troppo
Cambiate l’Italia dei paradossi, altrimenti saranno guai

Archiviate le elezioni amministrative con la vittoria del centrodestra in Trentino e a Monza (bentornato, Senatore Galliani), e del centrosinistra a Foggia, l’Italia ha solo tre mesi per sistemare alcuni suoi paradossi, prima che scatti la campagna elettorale delle Europee. Oggi, a fronte di enormi potenzialità, è un paese pieno di paradossi, dove si multano medici tanto professionali da aver lavorato troppo durante il Covid, e in cui il sindacato maggiore, la Cgil, offre loro solidarietà ma anche (classico “ma anche” di una sinistra perennemente in lotta tra logica e pregiudizio) all’ispettorato che ha fatto il suo dovere, e precisa che annullare loro -come fatto giustamente dal Ministro del Lavoro- le sanzioni non deve autorizzare nessuno a lavorare sotto organico.
Roba da pazzi, un po’ come quelle sentenze che reintegrano dipendenti sorpresi a rubare sul posto di lavoro, o piloti di linea che si addormentano mentre sono in volo con 200 e passa persone a bordo. Troppe regole imbrigliano la vita, lavoro compreso, di una nazione dove si pretende di normare ogni frame della nostra quotidianità, non capendo che così facendo si impantana tutto e si invita alla nullafacenza per evitare rischi. In un paese dove chi vuol fare di più deve temere conseguenze può proliferare solo la mentalità del “faccio il meno possibile”.
Poi però ci si lamenta del fatto che non crescano i salari da 30 anni (ma va? Non crescono nemmeno le imprese, e bene fa il Governo a confermare il taglio del cuneo fiscale, ma se anziché in deficit potesse farlo mettendo sul mercato qualche carrozzone pubblico che appesantisce la spesa pubblica sarebbe meglio). Negli anni 60 crescevamo al 6% annuo perché lo Stato era meno onnipresente, c’erano meno regole e più libertà burotica, e minor spesa pubblica quindi meno tasse; non era saltato in aria il minimo sindacale per cui “chi più fa, più merita”. Dagli anni 70 in su, con l’esplosione della spesa pubblica e dunque delle tasse, la crescita economica è via via andata scendendo, e l’unica cosa ad avere segno più è stata l’evasione fiscale.
Il Governo dovrebbe cercare di tornare lì: non si cambiano le regole sul rientro dei cervelli facendo pentire i ragazzi che seguendo la legge sono tornati qui, non si pensi solo ai redditi bassi ignorando il ceto medio perché se si guadagnano 50mila euro lordi l’anno non si è affatto ricchi, e per favore giù le mani dalla cedolare secca degli affitti residenziali che ha trimezzato l’evasione perché esigua e facile da pagare (ah se tutte le tasse fossero come quella…). Usi questi mesi per ridisegnare con un po’ di logica un paese la cui traiettoria anagrafica rischia di abolire la crescita, e dove si evitino certi capricci affermati da qualche magistrato invadente, magari ridisegnando il mercato del lavoro, che deve cambiare in fretta per non produrre emorragie di imprese e capitali, dunque posti di lavoro, verso l’estero. Altrimenti saranno guai.
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