Centodieci decessi, tra questi, cinquantanove suicidi negli istituti di pena dall’inizio dell’anno. Un morto ogni due giorni, un suicidio ogni quattro. Innumerevoli tentativi ed atti di autolesionismo. E’ il drammatico quadro di un malessere che parte da lontano e che affonda le sue radici nel totale disinteresse verso l’esecuzione penale da parte dell’intera comunità. Pochissime le eccezioni, rappresentate dal costante impegno civile di coloro che non si arrendono dinanzi alla colpevole inerzia del mondo politico.

Tra queste va annoverata, senz’altro, l’Unione Camere Penali Italiane che, da sempre, con il suo Osservatorio Nazionale e con quelli territoriali, denuncia le innumerevoli violazioni di legge perpetrate nei confronti dei detenuti, in palese contrasto con gli stessi principi costituzionali. Non vanno dimenticate le storiche ed attuali battaglie dei radicali e delle associazioni che quotidianamente affrontano le spinose problematiche relative alla detenzione. Mentre scriviamo Rita Bernardini, presidente di Nessuno Tocchi Caino, è in digiuno dalla mezzanotte del 16 agosto per sollecitare un provvedimento d’urgenza al Governo sulla grave situazione in cui versano le persone detenute e coloro che in carcere ci lavorano tra continui sacrifici e disagi. Da parte sua l’Unione Camere Penali ha, non solo visitato nel mese di agosto numerosi istituti, grazie all’impegno delle Camere Penali territoriali, ma ha rivolto al Ministero della Giustizia e al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria due richieste affinché si possa realmente incidere su una situazione non più tollerabile per un Paese civile.

La prima, indirizzata al Ministro, è finalizzata ad una corretta informazione dell’opinione pubblica sul senso della pena e propone una pubblicità istituzionale televisiva – cosiddetta “pubblicità progresso” – per abbattere, o quanto meno attenuare, il deleterio quanto inutile populismo del “buttare la chiave”. La seconda, al DAP, per coinvolgere, in un’azione comune, tutti i soggetti interessati direttamente all’Esecuzione Penale: la Magistratura, l’Amministrazione Penitenziaria, l’Avvocatura, unitamente ai Garanti, che hanno libero accesso negli istituti di pena e, quindi, ne conoscono le condizioni. È stata proposta l’istituzione di un Tavolo Nazionale e di Tavoli Regionali. Al primo dovrebbero partecipare un Magistrato di Sorveglianza (la Sorveglianza ha competenza sulla pena che scontano i condannati definitivi), un Giudice (per le misure cautelari), il Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, il Capo del Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità, un Avvocato indicato dall’Unione Camere Penali Italiane, il Garante Nazionale. Ai secondi, un Magistrato di Sorveglianza del distretto di Corte di Appello (ovvero dei distretti ove nella regione vi fossero più Corti di Appello), un Giudice, il Provveditore dell’Amministrazione Penitenziaria, il Dirigente del Centro Giustizia Minorile, un Avvocato, il Garante Regionale.

A questi componenti ufficiali dei Tavoli, se ne potranno aggiungere altri in relazione all’argomento da trattare. I Tavoli si dovrebbero riunire con cadenza mensile, ma ciascun componente potrà chiedere una riunione straordinaria. I Tavoli Regionali avranno il compito, con interlocuzioni immediate, di verificare e monitorare la situazione nel Distretto, con particolare riferimento a criticità generali e individuali, che dovranno essere segnalate al Tavolo Permanente Nazionale. Il Progetto dell’Unione Camere Penali si basa sul presupposto che tutti i soggetti indicati abbiano l’obiettivo comune di una detenzione allineata ai principi costituzionali. Prevedere un costante confronto tra i rispettivi ruoli, potrà accrescere per ciascuno il proprio bagaglio di conoscenze e promuovere azioni efficaci per compensare, almeno in parte, la colpevole assenza di una politica miope e scellerata.