L’ex superpoliziotto Carmine Gallo è morto all’età di 66 anni mentre stava scontando gli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta sulla società Equalize di Enrico Pazzali, l’agenzia investigativa finita nell’ottobre scorso nel mirino della Procura milanese e dei carabinieri perché sospettata di aver spiato politici, imprenditori e personaggi famosi, bucando gli archivi del ministero dell’Interno oltre 50mila volte. Gallo, secondo la ricostruzione dei pm, avrebbe ricoperto un ruolo apicale nella vicenda dopo essere andato in pensione nel 2018 ed essersi distinto, nel corso della sua carriera in polizia, in numerose operazioni contro la criminalità organizzata. Era accusato di associazione a delinquere, accesso abusivo a sistemi informatici e altri reati.

Morte Carmine Gallo, disposta autopsia

Sarebbe stato colto da un malore nella sua abitazione di Garbagnate Milanese domenica 9 marzo ma sulla sua morte sono in corso accertamenti con il pm di turno della procura meneghina che ha disposto, in via precauzionale, l’esame autoptico per cristallizzare le reali cause del decesso. Autopsia che si svolgerà mercoledì 12 marzo insieme agli esami tossicologici.

Accertamenti, per fugare ogni incertezza, anche da parte della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano che con la Direzione Nazionale Antimafia ha condotto le indagini sui presunti dossieraggi. Il pm della dda Francesco De Tommasi ha disposto il sequestro del cellulare che Gallo usava solo per chiamare il suo avvocato, Antonella Augimeri, quello della moglie, alcuni farmaci e del cibo.

Secondo i familiari, Gallo non aveva particolari problemi di salute. Nelle settimane scorse era stato operato di ernia. Prima dei domiciliari, faceva jogging anche con una associazione di atletica. Poi da ottobre scorso si allenava in casa con il tapis roulant.

Il ricorso della Procura contro i domiciliari

Gallo il 19 marzo prossimo aspettava il pronunciamento del Tribunale del Riesame dopo il ricorso della procura milanese che si era opposta agli arresti domiciliari dell’ex superpoliziotto, chiedendo il trasferimento in carcere.

Ad intervenire sulla vicenda i Radicali Italiani che in una nota rimarcano come, tutt’oggi, “sono inaccettabili la facilità e la frequenza con le quali in Italia una persona ancora formalmente innocente può essere tenuta agli arresti domiciliari, privata della possibilità di parlare e difendersi dalle accuse che rimbalzano sui giornali”. Per i Radicali – la nota è firmata da Filippo Blengino (Segretario Radicali Italiani) e Federico Pasotti (Direzione RI) – “la vicenda di Carmine Gallo è l’ennesima dimostrazione di un sistema giudiziario che troppo spesso dimentica il principio fondamentale della presunzione d’innocenza, del rispetto della privacy degli accusati e delle libertà che sono scritte nella nostra costituzione”.

Radicali: “Il cuore non ha retto a pressioni”

“Gallo, ex superpoliziotto noto per aver risolto casi complessi come il delitto Gucci, era accusato di reati gravi ma non aveva ancora avuto modo di difendersi pienamente davanti alla giustizia” aggiungono. “La sua morte, avvenuta in attesa di un processo e con addosso il peso di accuse mediatiche e giudiziarie non ancora provate, rappresenta una sconfitta per lo Stato di diritto, ma soprattutto una condanna per un sistema della giustizia che opprime prima di difendere. Non possiamo accettare che la giustizia italiana si trasformi in una gogna mediatica e che la detenzione preventiva diventi una condanna anticipata. Non possiamo accettare altre vittime di una magistratura che sfrutta ogni giorno degli strumenti che dovrebbero essere riservati a casi estremi. Il cuore di Gallo non ha retto la pressione di vedersi accusato senza diritto di parola, non ci possiamo permettere che il nostro sistema faccia la stessa fine”.

Redazione

Autore