Hasib Omerovic è sveglio, fuori dal coma, ma non riesce a parlare, comunica con gli occhi ed è alimentato con la flebo. Il disabile caduto dalla finestra di casa sua a Primavalle, Roma, durante una perquisizione di agenti della polizia, intervenuti senza mandato, è ricoverato al Policlinico Gemelli. È precipitato per nove metri. Quattro i poliziotti indagati al momento. L’accusa formulata dai pm è quella di concorso in tentato omicidio e falso, con quest’ultimo contestato solo ai superiori, mentre in un primo momento l’episodio venne catalogato con un’ipotesi di tentativo di suicidio.

E ci sarebbero foto e video che hanno ripreso l’intervento degli agenti e il cittadino bosniaco di etnia rom che si sarebbe buttato dalla finestra secondo quanto raccontato da uno degli indagati, che si chiama Andrea. “Abbiamo seguito tutte le procedure previste per un intervento di identificazione. Siamo entrati in casa, c’erano un uomo e una donna. Ma non c’è stato tempo di fare nulla”, ha detto secondo quanto riporta un articolo de Il Messaggero. “Prima di intervenire abbiamo fatto un passaggio con la polizia locale per capire se queste persone fossero state identificate. Ma non è risultato nulla”.

L’agente ha ribadito le segnalazioni – nessuna denuncia e infatti a chi ha autorizzato il controllo, la vice-dirigente del commissariato Primavalle, sarebbe stato contestato l’ordine illegittimo – che accusavano Omerovic di aver molestato donne e ragazze della zona. Oltre al post su Facebook, di una donna che interrogata a fine agosto ha riferito di essere stata molestata con la figlia per strada, anche altre presunte segnalazioni. Gli agenti però non avevano un mandato di perquisizione della Procura, questo è certo. Omerovic, 36 anni e sordo dalla nascita, non risulta indagato per vicende penali. La sorella, la 30enne Sonita, affetta da grave ritardo psichico, aveva raccontato alla madre che gli agenti avrebbero chiesto i documenti all’uomo, lo avrebbero fotografato, picchiato con calci, pugni e un bastone, lo avrebbero seguito in camera e lo avrebbero spinto dalla finestra. “Nostro figlio non è caduto, è stato spinto di sotto”, sostiene la famiglia.

Tutto questo è successo lo scorso 25 luglio. La vicenda è emersa solo pochi giorni fa. A inizio agosto la famiglia del 36enne ha presentato esposto sul caso. Secondo gli avvocati dei genitori dell’uomo, la giovane sorella sarebbe “incapace di mentire, di inventare storie diverse da quelle che vede” proprio per via del suo disagio psichico. L’agente che ha parlato ha però detto che Omerovic al momento della caduta non era stato ancora identificato. E a dimostrarlo sarebbe anche la testimonianza della signora Loredana, che abita nel palazzo di fronte a quello della tragedia e che ha assistito alla scena. “Mentre lui era a terra i poliziotti dal cortile chiedevano a una collega che era nell’appartamento di chiedere alla sorella come si chiamava”, ha detto la donna.

L’agente ha riferito che foto e video dell’intervento sono già confluiti in un dossier. I dubbi da chiarire sul caso, sul quale il riserbo resta massimo, restano però ancora tanti. Non si capisce per esempio come abbiano fatto Omerovic o la sorella ad aprire la porta, soli in casa, a sentire il campanello se entrambi sono sordi. Non si capisce perché sarebbero state abbassate le tapparelle della stanza in cui si trovavano. Ci sarebbero, nell’esposto presentato dalla famiglia, anche tre foto della serratura della porta della camera dove il 36enne si sarebbe barricato, rotta. Altre foto, secondo il racconto di Sonita, sarebbero state scattate dai poliziotti ad Hasib in casa.

Quel pomeriggio un’ambulanza è intervenuta in via Aleandro su richiesta della sala operativa del 113. Sul posto secondo alcuni testimoni anche degli agenti in borghese. I quattro poliziotti saranno chiamati a rispondere sulle modalità del controllo. Sui vestiti di Hasib e su quelli dei poliziotti sarà condotto l’esame del Dna. Il pm Stefano Luciani ha affidato a un perito l’incarico di sciogliere tutti i dubbi sulla vicenda con una serie di quesiti sulla dinamica dell’episodio, su ferite e tumefazioni sul corpo dell’uomo. Le lenzuola macchiate di sangue e il bastone spezzato di una scopa sarebbero stati sequestrati solo dopo il 12 agosto. Il 36enne non è più in pericolo di vita, è stato indotto al coma, sottoposto a diversi interventi chirurgici, ma le sue condizioni restano gravi. “Tra un paio di mesi dovrà passare in cura a un centro di riabilitazione. Abbiamo fatto domanda oggi. In una casa con le finestre alte non ci vuole andare più. Ha il terrore, la stessa paura che abbiamo noi”, ha detto il padre Mehmedalija a Repubblica.

Avatar photo

Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.