Nel 2012, quando era in Parlamento, Rosso avrebbe firmato un’interpellanza del deputato del Pd Vinicio Peluffo contro il prefetto di Lodi, il quale avrebbe fatto parte di un’associazione di calabresi emigrati in Liguria e sospettati di avere rapporti con ambienti malavitosi. Tra questi figurava anche il nome di Onofrio Garcea. Può bastare per dimostrare che Roberto Rosso, sette anni dopo aver dato la propria firma (come spesso capita) all’interpellanza di un altro, sapeva bene con chi aveva a che fare quanto trattava con i famosi “emissari”, tra cui un’imprenditrice?

Le decisione delle Sezioni unite, vista anche la rilevanza che sempre di più si attribuisce alla giurisprudenza (come dimostrato dal serrato dibattitto in seguito alla presa di posizione, negli stessi giorni, sulla marijuana), è per ora passata inosservata alla grande stampa, ma non, si suppone, al mondo del diritto. E il mal di stomaco d’ora in avanti forse verrà a qualche ufficio del pubblico ministero, che prima di organizzare conferenze stampa sulla mafia, dovrà rimboccarsi le maniche e cercare il dolo nei comportamenti, cioè le prove. Quando e se ci sono.

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Politica e giornalista italiana è stata deputato della Repubblica Italiana nella XI, XII e XIII legislatura.