“Più di una volta gli ho detto: se non ti denuncia lei per l’inferno che le stai facendo passare, lo faccio io“, racconta a una delle migliori amiche della vittima a Qn. “Klodiana non ha mai denunciato per i figli. Aveva paura che se lo avesse fatto lui avrebbe fatto del male ai suoi ragazzi: uno sfregio per colpire lei.

E poi era convinta che anche denunciando le minacce, i pedinamenti e i tormenti che le infliggeva, non sarebbe cambiato nulla. Mi diceva: tanto quello che vuole fare lo farà lo stesso”. Ora che il killer di Klodiana Vefa è morto, l’amica e confidente più cara della vittima non si dà pace.

“Voleva essere felice, ci stava provando con tutte le sue forze. Aveva trovato una persona con cui stava bene. Un uomo che come lei ha vissuto anni di inferno sopportando di tutto perché volevano stare insieme. Lo conosco benissimo e anche lui come me, fino a quando Alfred non è stato ritrovato morto ha avuto paura ad uscire di casa. Ora, però, ci sarà da affrontare tutto il resto: un dolore insopportabile e un rimpianto che mi tormenterà per sempre”.

“Dopo la morte di Klodiana mi ero praticamente barricata in casa – racconta la donna – lui ancora in giro ed armato. Poteva venire a cercarmi e uccidere anche me. Lui mi odiava e mi temeva perché gli tenevo testa”. E il suo cruccio è che, per amore dei figli, la sua amica non abbia mai denunciato il suo futuro assassino, Alfred Vefa, 44 anni, che l’ha trucidata in strada a Castelfiorentino (Firenze) giovedì scorso all’ora di cena.

 

Redazione

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