Per una volta il Pd ha fatto il Pd, cioè il partito di riferimento delle opposizioni e ha indicato la strada. Per una volta la maggioranza ha messo da parte le bandiere, ha capito di essere in ritardo rispetto alla Storia e Giorgia Meloni ha avuto l’intelligenza di fare un passo di lato e di riconoscere alla leader dell’opposizione di essere, invece, nel punto giusto della Storia. E il punto giusto oggi non può che essere quello in cui si chiede senza ulteriori ritardi “il cessate il fuoco umanitario” a Gaza e si dice stop ad Israele perché l’ingresso delle truppe a Rafah dove sono stipati un milione e mezzo di palestinesi sarebbe “un massacro”. Un punto che tutte le democrazie occidentali, dagli Stati Uniti alla Gran Bretagna, dal sottosegretario Blinken al ministro inglese Cameron passando per il “ministro” degli esteri europeo Josep Borrell almeno da tre giorni indicano come irrinunciabile e prioritario. Washington sta addirittura valutando se l’azione militare di Israele sia arrivata ormai al crimine umanitario.

Il via libera alla mozione del Pd

È stato un momento alto e importante ieri pomeriggio quando il tabellone elettronico della Camera dei deputati, che ieri discuteva le mozioni sulla guerra a Gaza, ha fotografato il verde nei banchi di tutte le opposizioni, da Sinistra Italiana a +Europa, dal Pd a Italia viva e il “bianco”, cioè l’astensione, dei banchi della maggioranza. L’aula in quel momento ha dato il via libera alla mozione del Pd che al punto 1 chiede di sostenere un immediato cessate il fuoco umanitario a Gaza in linea con le richieste delle Nazioni Unite, al fine di perseguire la liberazione incondizionata degli ostaggi israeliani e di tutelare l’incolumità della popolazione civile di Gaza garantendo la fornitura di aiuti umanitari continui, rapidi, sicuri e senza restrizioni all’interno della Striscia”.

Tutto il Parlamento, destra, sinistra, centro, si è ritrovato su questo punto nonostante fosse scritto al punto 1 della mozione di una parte, del Pd. Può sembrare “banale” ma se arrotoliamo il nastro della giornata e la facciamo cominciare dall’inizio, ieri mattina erano sei le mozioni da votare, una della maggioranza unita e ben cinque delle opposizioni: Pd; M5s; Iv; Verdi e sinistra; Azione. Lo scenario peggiore mentre dalla Striscia arrivano le immagini di Rafah dove sono ammassati un milione e mezzo di palestinesi circondati e chiusi dalle truppe israeliane, dal mare e dall’Egitto.

La mossa del Pd

Insomma, il Parlamento italiano ieri era sull’orlo di un’ennesima figuraccia. Con il diritto internazionale. E con la propria coscienza. Serviva un colpo di reni, un atto di chiarezza. Ed è arrivato dalla segretaria del Pd. “Il partito democratico – ha spiegato in aula – ha ritenuto necessario presentare questa mozione per la gravità del conflitto in corso e perché pensiamo che sia necessario che questo Parlamento si esprima per un immediato cessate il fuoco umanitario” perché si liberino “tutti gli ostaggi” e per “fermare il massacro di civili” e “riprendere finalmente un percorso di pace in Medio Oriente verso la soluzione politica due popoli due stati”. Mentre tutte le cinque mozioni delle opposizioni dicevano la stessa cosa mettendo anche l’accento anche su altri aspetti – sullo stop alle armi, M5s e Verdi e sinistra; sul “femminicidio di massa del 7 ottobre” come ha chiesto Italia viva, tutte respinte  –  la maggioranza ieri mattina era ancora ferma (punto 2 della mozione Fdi, Lega, Fi e Noi moderati) all’impegno per “attivarsi nelle sedi internazionali a sostegno di ogni iniziativa che consenta di evitare una escalation militare nella striscia di Gaza”. Decisamente troppo poco rispetto a quando sta in realtà accadendo a Rafah dove i palestinesi sono in fuga ma senza avere una via di fuga.

Cessate il fuoco

Il colpo di reni stavolta lo ha fatto Elly Schlein. Dopo un attento lavoro di comparazione dei testi la segretaria del Pd ieri mattina ha contattato telefonicamente la Presidente del consiglio. In realtà, confermano fonti del Nazareno, c’è stata una prima telefonata più breve intorno a metà mattinata. E una più lunga a fine mattinata. Nella prima la segretaria del Pd ha spiegato alla premier il senso della mozione Pd e riassumibile in quel “cessate il fuoco umanitario” e ha chiesto alla maggioranza di convergere sul documento del Nazareno. Meloni, a quel punto, ha contattato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, si è fatta leggere il testo della mozione di maggioranza e deve aver convenuto che fosse troppo debole rispetto al contesto. Poi c’è stato un giro di contatti telefonici con i leader di maggioranza con la proposta dell’astensione. “Per noi nessun problema” ha rivelato poi Crippa, il braccio destro di Salvini. Tajani s’era già smarcato: “La reazione di Israele è ormai sproporzionata”. Una condanna netta. Molto più avanti rispetto al testo della mozione. Fratelli d’Italia non era del tutto allineata e convinta. “Israele ha il dovere di agire per evitare altri attacchi” ripeteva ancora ieri sera il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli. Che pure aggiungeva: “Italia in prima linea per una soluzione pacifica”. Segno che la scelta dell’astensione sulla mozione Pd ha fatto venire qualche mal di pancia tra i Fratelli d’Italia.

I banchi del Pd erano per una volta soddisfatti

A fine seduta i banchi del Pd erano per una volta soddisfatti per aver guidato il Parlamento dalla parte giusta della storia. “A noi non interessano i derby interni, ci interessa contribuire come Italia alla fine di questo conflitto, a raggiungere una conferenza di pace e una soluzione politica” ha detto Schlein dopo il voto visibilmente molto soddisfatta. Indiscrezioni dicono che nelle due telefonate la segretaria del Pd abbia avvertito la premier: “Guarda che io te lo chiedo in aula, in diretta Tv, di votare con noi sul cessate il fuoco umanitario”. E a quel punto sarebbe stato molto più difficile dire di no e anche solo astenersi. A fine seduta il ministro Ciriani sedeva invece solo soletto in un divanetto del Transatlantico. La mozione della maggioranza era sbagliata. E su questo Meloni si deve essere fatta sentire.

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Giornalista originaria di Firenze laureata in letteratura italiana con 110 e lode. Vent'anni a Repubblica, nove a L'Unità.