La nostra testa è una giungla, non è facile per gli psicologi, figurarsi per noi”. Gian Piero Gasperini, allenatore dell’Atalanta, ha provato a spiegare così il momento che sta attraversando l’attaccante sloveno Josep Ilicic, che il prossimo 29 gennaio compirà 34 anni. Così come è accaduto durante il primo lockdown dovuto al covid-19, il calciatore bergamasco sta attraversando un momento delicato dal punto di vista personale e psicologico. “A Josip saremo sempre vicini, sono situazioni che vanno al di là del calcio e con lui abbiamo sempre avuto un rapporto con situazioni molto felici. E’ molto propositivo, è una persona normale” ha spiegato Gasperini dopo l’ultima partita pareggiata dall’Atalanta in casa della Lazio.

Per Ilicic è la seconda gara (dopo quella con l’Inter) saltata nel giro di una settimana per questioni di natura personale. “Noi lo aspetteremo tutta la vita come persona, come calciatore è imprevedibile. I medici non sanno darci una risposta, non posso darla io. Ne parlo questa volta per non parlarne più, è una cosa delicata” ha poi concluso il tecnico degli orobici, chiarendo che ad oggi è impossibile ipotizzare tempi di recupero né avanzare una diagnosi sulle sue condizioni.

L’infanzia traumatica con l’omicidio del padre

Ilicic già dopo il primo lockdown, dove risultò positivo al covid-19, tornò in campo solo ad ottobre 2020, mesi dopo la ripresa del campionato avvenuta a giugno. In quel periodo tornò a casa, in Slovenia, con l’ok dell’Atalanta, insieme alla moglie Tina Polovina e alle due figlie di sei e quattro anni. Adesso pare che si attraversando le stesse problematiche di un anno e mezzo fa. La sua infanzia non è stata per nulla facile. Nato a Prijedor, città della Bosnia ed Erzegovina a maggioranza serba, da una famiglia di etnia croata, quando aveva appena un anno rimase orfano del padre, ucciso da un vicino di origine serba. Dopo l’omicidio lui e la sua famiglia, da profughi di guerra, furono costretti a emigrare in Slovenia.

L’infezione batterica nel 2018: “Pensavo di non farcela, avevo paura di andare a dormire”

Ilicic è forse uno dei talenti più cristallini della serie A dove gioca dal 2010 dopo aver incantato il presidente del Palermo Maurizio Zamparini dopo una partita di Europa League giocata il giorno prima contro i rosanero. Dopo l’esperienza in Sicilia, ha vestito le maglie di Fiorentina e Atalanta. Nell’estate del 2018 è costretto a saltare l’inizio di stagione a causa di un’infezione batterica ai linfonodi del collo, con tanto di ricovero in ospedale. Rientra a ottobre e un mese dopo, in una intervista a Sky Sport, racconta il calvario vissuto: “La cosa più importante è che sto bene, è stato un episodio molto brutto e grave. Ma sono uscito vincitore, questa è la cosa più importante. Raccontarlo è sempre difficile, è stato un momento brutto per me e per la mia famiglia. Ma ora sono molto soddisfatto. Ci sono stati tanti momenti in cui ho pensato di non farcela, perché questa cosa non passava mai. Anzi, più passava il tempo e più peggioravo. A un certo punto ho pensato solo a salvarmi e non al lavoro, però piano piano siamo riusciti a risolvere tutto. Per fortuna sono ancora qua e posso giocare a calcio”.

Il suo racconto è da brividi: “Pensavo di non svegliarmi più la mattina e di non rivedere la mia famiglia, avevo paura di andare a dormire. Sono le cose più brutte che capitano nella vita. È stato duro riprendersi, parti da sotto zero e bisogna riabituarsi a muoversi e a correre, come se fossi un bambino. È stato un periodo lungo, ero sempre molto stanco. Ma è stata una soddisfazione ricominciare ad allenarsi e a stare in gruppo, mi mancava tanto”.

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