Covid e decreti
Che fine hanno fatto i sindaci sceriffo? Forse hanno paura di decidere…
C’erano una volta i sindaci-sceriffo. Quelli che volevano i vigili urbani armati sino ai denti. Quelli che pretendevano di essere i veri custodi e i giusti garanti dell’incolumità e della sicurezza pubblica. Quelli che volevano spazzare via dalle strade ambulanti abusivi, accattoni e questuanti. C’erano una volta e ora, di colpo, non ci sono più. Squagliati, svaniti come neve al sole. Per carità, c’è gente eccezionale tra i sindaci italiani, amministratori seri e responsabili. Ma la percezione di quanto sta accadendo in questi giorni gioca brutti scherzi.
È una storia cominciata nel 2008 con il primo decreto sicurezza e proseguita sino al 2017 con il decreto sulla sicurezza urbana. Governi di ogni colore hanno man mano ceduto pezzi di sovranità statale ai sindaci che si erano eretti a novelli tutori della pace sociale e dell’ordine pubblico. Si perde il conto delle rivendicazioni, delle sollecitazioni, delle reprimende che tanti sindaci rivolgevano alle autorità centrali di sicurezza, e al ministero dell’Interno tra tutti, colpevoli di trascurare il nuovo idolo securitario costituito dalla cosiddetta sicurezza urbana.
Niente più straccioni per le strade, basta con i questuanti e i lavavetri ai semafori, al diavolo i “vu cumpra” per le spiagge e i vagabondi sui marciapiedi delle vie della moda. A rileggere gli articoli del testo unico che governa l’ordinamento degli enti locali è tutto un fiorire di poteri, di sanzioni, di prerogative. La polizia locale è eretta a nuova milizia cittadina che veglia sulla pace dei cittadini. Il feticcio delle ordinanze d’urgenza (ci torneremo) intese come strumento risolutivo in mano ai sindaci per colpire con interventi rapidi, risolutivi; la vera arma letale nella blitzkrieg da combattere contro il disordine e il disdoro. Gli articoli 50 e 54 del decreto sugli enti locali – varato nel 2000 dalla solita maggioranza che, in un paio d’anni, ha liquefatto la capacità di governo centrale polverizzandola tra comuni e regioni – sono tutto un fiorire di poteri, di obiettivi; sono le tavole della legge che tracciano la nuova mission del sindaco, elevato al rango non più di mera autorità politica periferica, ma di vero e proprio «rappresentante della comunità locale». A lui il compito di attuare «interventi volti a superare situazioni di grave incuria o degrado del territorio, dell’ambiente e del patrimonio culturale o di pregiudizio del decoro e della vivibilità urbana, con particolare riferimento alle esigenze di tutela della tranquillità e del riposo dei residenti»; a lui il poter di governare l’afflusso e l’accesso alle «aree comunque interessate da fenomeni di aggregazione notturna»; a lui, ancora, la «vigilanza su tutto quanto possa interessare la sicurezza e l’ordine pubblico».
Ebbene tutto questo armamentario, tutta questa perentoria e possente erosione di una delle primarie funzioni statali (assicurare la sicurezza e l’ordine pubblico) è di colpo svanita nei giorni della seconda ondata pandemica. A macchia di leopardo, ma in modo cospicuo, i sindaci si sono defilati dai compiti che il Governo voleva loro attribuire in materia di mini-lockdown, di disciplina dell’accesso alle aree pubbliche nelle ore notturne, di rimodulazione degli orari degli esercizi commerciali e quant’altro necessario per contenere lo spandersi della pandemia. Si è gridato allo scaricabarile, alla fuga dell’Esecutivo dai propri compiti, al rifiuto del premier di assumersi la responsabilità delle chiusure. La stella è stata tolta dal petto e riposta nel cassetto. Insomma, è come se Will Kane (Gary Cooper) si fosse tolto il pezzo di latta prima e non dopo aver affrontato il temibile bandito Frank Miller nel magnifico Mezzogiorno di fuoco di Fred Zinnemann. Certo qualcuno potrebbe obiettare che, però, erano stati proprio i sindaci a volere che fosse loro attribuito il potere di adottare «in caso di emergenze sanitarie o di igiene pubblica a carattere esclusivamente locale ordinanze contingibili e urgenti» da dispensare sempre dal sacello della Casa comunale eretta a nuovo tempio del potere di polizia, a nuova caserma delle milizie cittadine, volgarmente chiamate “ronde”, e rese presentabili anche lessicalmente da una legge del 2009 con la formula di «associazioni di osservatori volontari».
Certo in tempi di pandemia e di controlli per le strade avrebbero potuto persino essere utili i vigilantes della domenica, ma purtroppo Covid-19 è un osso duro da spolpare. Non si tratta mica di immigrati che chiedono l’elemosina o smerciano chincaglierie o di rom che assillano i passanti o di vagabondi che passano le notti sotto i cartoni. Il virus, come dire, è una brutta gatta da pelare. Se la veda il Governo e dica esattamente cosa fare. Niente autonomia, niente policentrismo autarchico e chiacchiere del genere. I commercianti, i professionisti, i genitori degli alunni, i ristoratori sono gente difficile con cui trattare. Votano e sono i veri poteri forti con cui ogni sindaco, dalla metropoli al borgo, deve fare i conti. Meglio stare fermi e denunciare la perfida furbizia del Governo. Meglio ignorare il fatto che, in questa seconda fase, sono necessari interventi mirati, circoscritti, a basso impatto sociale ed economico. Dica Palazzo Chigi cosa fare e non fugga e, soprattutto, non ci tiri per la giacchetta. Alle ordinanze d’urgenza sindacali si surrogano i decreti presidenziali d’urgenza. Alla terza ondata andrà a finire che si invocherà l’intervento del Parlamento. Oltre resta solo la Provvidenza che, in tema di pesti e pandemie, vanta anche un migliore curriculum.
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