Non è stato facile sostituirlo. Non sarà facile ripercorrerne stile, garbo, competenze. Dopo otto anni alla guida dell’Aisi, l’agenzia d’intelligence per la nostra sicurezza interna, lascia l’incarico Mario Parente, generale del Ros dei carabinieri, un investigatore di razza e fine analista, una vita a combattere mafia e terrorismo. Otto anni alla guida dell’Aisi sono un record assoluto. Il fatto che Parente sia stato più volte confermato da governi di diverso colore politico è la prova di quanto sia stato e sia una risorsa per la sicurezza del Paese.
Per lui è arrivato il momento di lasciare l’amministrazione – e la sua esperienza, che è un’eccellenza, sarà per certo messa a disposizione in qualche altro modo della Repubblica. Il nuovo Direttore dell’Agenzia è un’altra eccellenza dell’amministrazione della sicurezza. Bruno Valensise, 53 anni, romano, torna all’Aisi per sedersi sulla poltrona più importante, dopo aver iniziato la sua carriera proprio al Sisde vent’anni fa. E’ passato successivamente al Dis (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza), dove è stato prima direttore della Scuola di formazione dell’intelligence e poi, dal 2015 al 2019, direttore dell’Ufficio centrale per la segretezza per poi diventare vicedirettore.

Ha un background giuridico, molto diverso, dunque, dal suo predecessore: è laureato in Giurisprudenza, in Scienze politiche e in Scienze economiche e sociali nonché dottore di ricerca in Diritto costituzionale. Ha anche l’abilitazione per esercitare come avvocato. Un profilo che potrebbe presupporre cambiamenti nella gestione dell’Agenzia. Nei mesi scorsi è stato il sottosegretario con delega all’intelligence a parlare della necessità di un restyling complessivo del comparto 007 che sconta sovrapposizioni e rigidità.
Come sempre, quando ci sono questi cambi al vertice, si devono trovare e leggere i messaggi “politici” che la nomina comporta. C’è stato un braccio di ferro a palazzo Chigi e nella maggioranza. Sul nome e sui tempi. Considerata la presidenza del G7 e il vertice di metà luglio, era stata considerata anche una nuova proroga di Parente per evitare delicati passaggi di consegne in momenti così delicati. Un anno o qualche mese in più. Sui tempi ha “vinto” Meloni che deve ancora digerire e superare due buchi colossali nella sua sicurezza: lo scherzo dei comici russi e l’hackeraggio del suo profilo Instagram. Non è certo colpa dell’Aisi, anzi, e però qualcosa andava fatto e in fretta anche per alleggerire la sindrome da accerchiamento che ogni tanto aleggia su palazzo Chigi.

Sul nome ha “vinto” il sottosegretario Alfredo Mantovano e, anche, Matteo Salvini. Semplificando, ha pareggiato Meloni e perso il sottosegretario Fazzolari. Entrambi infatti avevano puntato sul numero 2 dell’Aisi, Giuseppe Del Deo, generale dell’Esercito, molto stimato da Meloni e Fazzolari ma inviso a Matteo Salvini che in modo del tutto infondato gli addebita un paio di fughe di notizie che lo hanno coinvolto, entrambe hanno sullo sfondo la Russia di Putin: l’inchiesta Metropol e quando, a guerra iniziata, venne fuori che al leader della Lega era stato pagato il biglietto aereo per andare a Mosca a trattare con Putin.
Soprattutto, in tutto questo giro, “vince” Elisabetta Belloni, la numero uno della nostra intelligence (guida il Dis dal 2021) che Giorgia Meloni di recente sherpa per la missione del G7/G20.
L’altra casella dell’intelligence – l’Aise – è saldamente occupata (da maggio 2020) dal generale Giovanni Caravelli. Le prossime nomine negli apparati della sicurezza e militari dovrebbe riguardare l’Arma e lo Stato Maggiore della Difesa. Ma se ne riparla a novembre. Intanto ieri è stata interrotta una tradizione: un professore e non più un generale alla guida dell’agenzia.

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Giornalista originaria di Firenze laureata in letteratura italiana con 110 e lode. Vent'anni a Repubblica, nove a L'Unità.