Un amore lungo 64 anni nato alla facoltà di Giurisprudenza dell’università Federico II di Napoli e sbocciato definitivamente a Roma dove Giorgio Napolitano e Clio Maria Bittoni si sono ritrovati, lui per la carriera da parlamentare, lei per gli anni di pratica in un ufficio legale.
“Sono un monogamo incallito” aveva spiegato Napolitano, scomparso ieri all’età di 98 anni, a Maurizio Costanzo nel corso di una intervista nel 2016, quasi due anni dopo l’addio al Quirinale. Sessantaquattro anni passati insieme (il matrimonio con rito civile, tradizione per i funzionari del partito comunista, nel 1959), due figli (Giovanni e Giulio) e altrettanti nipoti. “Ci siamo intravisti a Napoli e dichiarati a Roma. Ci siamo molto frequentati al ristorante, tanto che mi diceva che l’avevo presa per fame…” ricordava Napolitano.

Clio è di 10 anni più giovane. Nata a Chiaravalle (Ancona) il 10 novembre 1934 da due genitori antifascisti che la concepirono mentre erano al confino sull’isola di Ponza e la chiamarono Clio perché con loro c’era un “compagno” greco che aveva così chiamato la sua di bambina.
Dopo il liceo a Jesi e l’università a Napoli, Clio Bittoni inizia a lavorare a Roma come avvocata dei braccianti, specializzata in diritto del lavoro e nell’applicazione della legge sull’equo canone in agricoltura. Diventa così popolare tra i braccianti che, come raccontato da lei stessa, una volta accompagnò il marito ad Acerra per una manifestazione del partito e tra gli agricoltori ce n’erano molti di quelli che aveva assistito che cominciarono a dire: “vedi, quello è il marito dell’avvocato nostro”. Per anni ha lavorato nell’ufficio legislativo della Lega delle Cooperative. Nel 1992 però la svolta: arrivano le dimissioni in concomitanza con l’elezione di Napolitano a presidente della Camera dei deputati. “Lasciai perché mi sembrava inopportuno rimanere, essendo le mie controparti le commissioni parlamentari, la presidenza del Consiglio e altri organismi istituzionali. Ecco, forse in questo senso Giorgio ha influenzato la realizzazione di un percorso professionale”.

Arrivata al Colle, da first lady Clio Bittoni, pur mantenendo sempre un profilo basso e distaccato, ha spesso partecipato a eventi ufficiali accompagnando il marito in quasi tutti i viaggi di Stato. Ha anche partecipato da sola a eventi mondani, accettando l’invito di numerosi stilisti per presenziare alle loro sfilate. Nelle visite dei vari capi di Stato in Italia ha ricevuto diverse consorti di spicco, come la regina Rania di Giordania o la first lady statunitense Michelle Obama. Nel corso dei suoi 9 anni al Quirinale non ha mai amato i protocolli: nel settembre del 2012 si è messa in fila come una comune cittadina per vedere una mostra d’arte su Vermeer allestita nelle scuderie del Quirinale, insistendo nel voler pagare il biglietto.

Racconta il Corriere:

All’inizio del settennato le guardie del corpo della presidenza della Repubblica tentano di arginare gli strappi al protocollo di Clio, preoccupati per la sua sicurezza. Poi un giorno lei sale in macchina con il marito, sconvolgendo il protocollo perché la sua presenza non era prevista, e al semaforo all’angolo con via Nazionale scende dall’auto presidenziale. A quel punto gli uomini della sicurezza capiscono che è meglio arrendersi.

Dopo alcuni anni vissuti nell’ala del palazzo del Quirinale riservata ai presidenti, assieme al marito, si è trasferita nell’appartamento del palazzo della Panetteria, di fatto in uno dei lati del Quirinale, dove si sentiva più libera dai protocolli e dalle formalità.
Nel giugno del 2007 mentre stava attraversando a piedi via del Quirinale, dopo essere uscita da un ingresso laterale, viene investita da un’auto riportando una frattura composta alla tibia sinistra e la frattura dell’omero destro.

Bittoni si è più volte spesa personalmente in difesa della donne, scrivendo lettere pubblicate poi in diversi quotidiani. Nel marzo del 2014, in occasione della giornata in ricordo delle vittime della violenza, si è recata personalmente, assieme al segretario generale della presidenza della Repubblica Donato Marra, a deporre un mazzo di fiori alla fontana dei Dioscuri su piazza del Quirinale, che per l’occasione era stata illuminata di rosso con proiettati i nomi di alcune delle vittime delle sanguinose aggressioni sulla base dell’obelisco. Dopo i nove anni trascorsi al Quirinale, Napolitano e Bittoni tornano nell’amato rione Monti a Roma dove vengono accolti calorosamente dai residenti.

Redazione

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