Giorgia Meloni dopo le parole di Berlusconi intercettate alla Camera: «L’Italia è a pieno titolo parte dell’Europa e dell’Alleanza atlantica. Chi non fosse d’accordo con questo caposaldo non potrà far parte del governo, a costo di non fare il governo». Bisogna capire chi è il regista dell’operazione Berlusconi. Qualcuno interno a Forza Italia? Cioè la domanda è semplice: chi ha registrato le dichiarazioni di Berlusconi su Putin e Zelensky e ha fornito la registrazione al La Presse? E con quale intenzione ha compiuto questo gesto clamoroso.

Per aiutare Berlusconi o per metterlo fuorigioco? Per ora resta il mistero. Di poco misterioso c’è la sostanza delle tesi sostenute dal cavaliere. Tre tesi: la prima è che la crisi russo-ucraina non è stata voluta da Putin ma dagli Ucraini e in particolare da Zelensky che ha ripetutamente attaccato il Donbass provocando migliaia di morti. La seconda tesi è che l’Occidente è privo di leader. Con riferimento speciale al presidente americano Joe Biden del quale – sembra da un accenno – sa cose che non può riferire. Non sappiamo quali siano le cose che il Cavaliere conosce su Biden, ma immaginiamo che non nascondano niente di buono. La terza tesi è che in Occidente c’è chi intende far durare questa guerra più a lungo possibile.

Poi c’è quella frase clamorosa e molto berlusconiana: di Zelensky… beh, non fatemi dire cosa penso di Zelensky. Non è che ci vuole grande acume politico per capire che a questo punto le possibilità che si trovi un punto di mediazione tra gli alleati di centrodestra diventa una possibilità sottile sottile. Altro che Ronzulli. La differenza di opinioni è su tre temi giganteschi: giustizia, tasse e guerra, cioè politica estera. E sono differenze profondissime. Di sicuro sui temi di politica estera Meloni è più vicina a Letta e a Renzi che non a Berlusconi. Non vi pare un paradosso? Che governo può essere un governo che affonda le radici in una lotta senza quartiere, sui temi essenziali, tra i maggiori alleati della nuova maggioranza? E quanto può durare?

Io penso che a destra, nelle settimane scorse, sia stato commesso un errore marchiano. Si è creduto che siccome, grazie alla legge elettorale, il centrodestra aveva conquistato in Parlamento una maggioranza molto larga, questo rendesse blindata la posizione di Meloni e avrebbe ridotto la politica a fattore puramente algebrico. Non è così. La politica è sempre una cosa molto complicata, non la si fa col pallottoliere. E spesso si vendica di chi la sottovaluta. Certo, stavolta non si può dire che l’abbia sottovalutata Berlusconi.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.