L'orrore del caso di Caivano
Ciro non si dà pace per la morte di Maria Paola: “Dovevo esserci io al suo posto”
Da tre mesi erano andati a vivere insieme. Ad Acerra, non a Caivano. Perché da Caivano avevano voluto allontanarsi. Dalla famiglia di lei, che quel rapporto lo aveva sempre ostacolato. Dal Pronto Soccorso della clinica dov’è ricoverato da due giorni, Ciro Migliore racconta la sua storia con Maria Paola Gaglione. E non si dà pace: nella notte tra venerdì 11 e sabato 12 settembre, la 20enne è morta. Suo fratello, Michele Gaglione, ha inseguito e speronato la coppia mentre viaggiava a bordo di uno scooter. Maria Paola è morta sul colpo.
“Niente, io non riesco a pensare a niente”, continua Ciro, intervistato dal Corriere della Sera. E poi aggiunge che avrebbe preferito “ci fossi stato io al posto suo, vorrei essere morto io e non lei. Maria Paola era la donna della mia vita, e non sto esagerando. Era una cosa che durava da tre anni, non da tre mesi. Noi veramente ci amavamo”.
Ciro e Maria Paola stavano insieme da tre anni. Anche la madre di lui, Rosa Buonadonna, non aveva accettato subito la scelta del figlio. “I figli vanno accolti per come sono – dice – se fosse stato malato sarebbe stata una tragedia, ma non questo”. Tante le minacce subite. “Sono perfino venuti a casa mia – dice la donna – erano in cinque, c’era il fratello della ragazza il padre e pure altri parenti. E mi hanno minacciato, hanno detto che se mio figlio non l’avesse lasciata se la sarebbero presa anche con me, mi avrebbero bruciato la bancarella. Ma io la denuncia non l’ho fatta”.
Ciro aveva 15 anni quando ha capito di essere un uomo, “mi sentivo e mi sento un uomo”. Michele Gaglione, dopo aver speronato lo scooter dove viaggiavano Ciro e Maria Paola, lo ha pestato. L’uomo è indagato per omicidio preterintenzionale.
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