Era giugno 2016, quando nel giorno della processione in occasione dei festeggiamenti della Madonna del Rosario a Livardi, frazione del Comune di San Paolo Bel Sito, la statua portata a spalla dai fedeli fece l’inchino davanti alla casa del boss Sangermano. Quell’episodio fece clamore: il parroco don Fernando Russo e il comandante della stazione dei carabinieri, erano all’oscuro di tutto. Quando videro la scena non potettero credere ai loro occhi e si allontanarono prendendo le distanze da quel gesto.

Il parroco si tolse i paramenti e il maresciallo dei carabinieri inviò una segnalazione ai superiori e in Procura: è così che sono partite le indagini che hanno portato all’esecuzione di 25 misure cautelari nei confronti di persone ritenute appartenenti al Clan Sangermano con operatività nell’agro nolano, gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di associazione di tipo mafioso, estorsione, trasferimento fraudolento di valori, illecita concorrenza, usura, autoriciclaggio e porto e detenzione illegale di armi comuni da sparo, quest’ultimi reati aggravati dalle finalità e modalità mafiose. A ricordare quanto accadde durante quella processione è il Corriere del Mezzogiorno, riportando le parole del vescovo di Nola, Beniamino Depalma, che appoggiò il comportamento del sacerdote e condannò l’inchino con parole forti: “Gesto prepotente rivolgere la statua verso l’abitazione di una famiglia del paese, nota alle forze dell’ordine in quanto parte attiva in quello scellerato sistema di malaffare e ingiustizia chiamato camorra”.

Gli arresti sono avvenuti nell’ambito di un’indagine coordinata della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, Carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Castello di Cisterna e personale della Direzione Investigativa Antimafia, articolazione del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, che hanno dato esecuzione a un’Ordinanza di Custodia Cautelare in carcere, emessa dal Tribunale di Napoli. Le indagini, svolte dal 2016 al 2019, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, ha consentito di evidenziare l’operatività del sodalizio criminale, con base a San Paolo Bel Sito (NA) e con interessi in gran parte nell’agro nolano ed in una parte della provincia di Avellino, tendente ad affermare il proprio controllo egemonico sul territorio di interesse, anche con la disponibilità di una importante quantità di armi comuni da sparo.

Le indagini hanno fatto emergere plurime condotte estorsive. Tra le modalità del gruppo anche quello di imporre articoli caseari a numerosi esercizi commerciali della zona, nonché l’induzione degli imprenditori all’acquisto di provviste per l’edilizia da una sola rivendita di riferimento. Il sodalizio si assicurava importanti profitti economici anche attraverso l’attività di riciclaggio, l’illecito esercizio della professione creditizia e la concorrenza illecita esercitata grazie alla forza di intimidazione promanante dalla perdurante azione associativa sul territorio. Nel corso delle attività, i carabinieri hanno dato esecuzione anche ad un decreto di sequestro preventivo, per un valore di circa 30 milioni di euro, su immobili (terreni e fabbricati), società, autovetture e rapporti finanziari.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.