L'Italia piange l'attaccante siciliano
Come è morto Totò Schillaci, il bomber delle Notti Magiche stroncato dal cancro che pensava di aver sconfitto
Totò Schillaci non ce l’ha fatta. Il calcio italiano piange il bomber delle notte magiche, colui che emozionò il Paese intero con sei gol nel corso dei Mondiali ospitati nel 1990 (con l’Italia, terza, eliminata ai rigori in semifinale dall’Argentino di Diego Armando Maradona). Totò se ne va a 59 anni dopo una settima trascorsa in ospedale dove era stato ricoverato lo scorso 7 settembre in gravi condizioni ne reparto di pneumologia del Civico di Palermo.
Totò Schillaci, il tumore al colon
Da tempo lottava contro un cancro al colon. L’ex bomber della Nazionale, della Juve e dell’Inter sembrava nei giorni scorsi rispondere alle cure del medici con i bollettini che segnalavano un leggero ma costante miglioramento. Poi nelle ultime ore crolla tutto, le sue condizioni si aggravano ulteriormente fino al decesso comunicato dai sanitari nella mattinata (9.55) di mercoledì 18 settembre.
“Si comunica che oggi alle 9:55 è deceduto Salvatore Schillaci, già ricoverato in questa azienda ospedaliera. La Direzione e il personale sono vicini alla famiglia nel ricordo anche dell’affetto di cui ha sempre goduto il grande campione” si legge nella nota dell’ospedale.
La camera ardente potrebbe essere allestita nello stadio Renzo Barbera del Palermo.
Schillaci e il racconto della malattia, i due interventi: “Mi è crollato il mondo addosso”
Schillaci aveva subìto due interventi per il tumore al colon. La malattia, che due anni fa credeva di aver sconfitto ma invece è tornata con violenza, rendendo necessario il suo ricovero la scorsa settimana. In un’intervista dell’anno scorso al Corriere della Sera aveva condiviso le sue paure e il senso di smarrimento che lo ha colpito: “Mi è crollato il mondo addosso, sono caduto in depressione e ho avuto paura di morire. Ho pensato a tutto, ma per fortuna il tumore era circoscritto al colon, non ha intaccato altri organi ed è stato rimosso. Non ho più il retto né lo sfintere. Mia moglie è stata molto importante, il mio medico personale. Mi è stata sempre stata vicino. Io non volevo uscire, ero depresso, ho sofferto e ho avuto dolori. Lei c’era, mi ha preso per i capelli e mi ha detto di riprendermi la mia vita. È stata una guerriera, mi ha tenuto in piedi”, ha raccontato ringraziandola.
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