Cinquantamila voti online per decidere chi sarà candidato alle prossime elezioni del 25 settembre ma soprattutto per dare l’ok al ‘listino’ dei fedelissimi, approvato dall’86% dei votanti. È il risultato del voto delle Parlamentarie del Movimento 5 Stelle, che si sono chiuse alle 22 di martedì sera.

Meno della metà dei 133mila aventi diritto si è espressa sulla piattaforma SkyVote, eppure per i 5 Stelle si tratta di un record, il dato più alto di sempre: durante le le Parlamentarie del 2018 il voto durò due giorni (martedì 16 e mercoledì 17 gennaio, dalle 10 alle 21) e ad esprimersi furono 39mila votanti.

Dunque via libera alla lista dei “continani” di stretta osservanza, tra ministri e parlamentari uscenti e alcuni membri della cosiddetta “società civile”, in particolare i due ex magistrati Roberto Scarpinato e Federico Cafiero de Raho. 

Dopo aver preso atto dei dati di partecipazione alle Parlamentarie, i cui risultati saranno pubblicati nei prossimi giorni, il leader del M5s ha twittato così nella serata di ieri: “Entusiasmo e partecipazione: un sentito grazie alla comunità M5s per la grande affluenza a queste parlamentarie. I candidati che ho proposto per lavorare alla nostra idea di Paese hanno ottenuto un ampio consenso, sfiorando il 90%. Avanti a testa alta!”.

Ma Conte non vuole sentir parlare di “fedelissimi” nel suo listino bloccato, anche se tutti sono praticamente certi di elezione nella prossima legislatura. In un colloquio col direttore de La Stampa Massimo Giannini l’ex premier spiega che si tratta di “persone in grado di contribuire alla realizzazione delle battaglie” del Movimento.

Le parole più dure, da leader di un partito che si presenterà da solo agli elettori, sono contro il suo predecessore a Palazzo Chigi Mario Draghi, contro l’ex compagno di partito Luigi Di Maio e contro l’ex ‘alleato’ Enrico Letta. 

Draghi e Letta sono stati zitti mentre Di Maio metteva a repentaglio l’equilibrio della maggioranza”, dice infatti Conte. In particolare il comportamento dei Dem è stato “deludente e incomprensibile, certamente i cittadini non credono alla favoletta di Letta ‘non andiamo con il Movimento perché ha fatto cadere il governo Draghi’”.

Quanto a Di Maio, “il ministro degli Esteri, durante il conflitto in Ucraina, ha creato uno smottamento nell’equilibrio precario della maggioranza e ha formato una nuova formazione, accusando il Movimento 5 stelle di essere una minaccia per la sicurezza nazionale. Né il presidente del Consiglio, che è venuto in Parlamento e non ha voluto dialogare, né il Pd hanno detto nulla”.

Una congiura dunque? Conte spiega che “il complottismo non mi appartiene, però non è tutto normale”.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia