Non solo l’arrabbiatura dei sindaci per i sindaci ‘controllori’ delle piazze della movida. La conferenza stampa di Giuseppe Conte sul Dpcm ha provocato scossoni anche nella stessa maggioranza di Governo, con Italia Viva su tutte le furie col premier. Il motivo? Le parole del premier sul MES hanno acceso i radar nell’ala renziana dell’esecutivo, da sempre quella che spinge per l’attivazione del MES, i 36 miliardi di prestiti a tassi praticamente zero per finanziare le spese sanitarie legate al coronavirus.

Una risposta articolata, quella di Conte ai giornalisti, che conteneva diversi punti da censurare. I soldi del MES, secondo Conte, “sono dei prestiti, non possono finanziare spese aggiuntive. Si possono coprire spese già fatte in cambio di un risparmio di interessi”. In realtà il MES, nell’ultima versione europea, serve proprio a coprire nuove spese legate all’emergenza legata al Covid-19, e non a finanziare spese già sostenute.

Non solo. Conte nel suo intervento ha rimarcato che questi soldi, “siccome dobbiamo restituire vanno ad incrementare il debito pubblico. Quindi dovrò intervenire se prenderemo i soldi del Mes con nuove tasse o tagli di spese, perché il deficit (il debito pubblico) lo dobbiamo tenere sotto controllo”. Anche qui va sottolineato che, se da una parte le parole del premier sono corrette, dall’altra non tengono conto del contesto e delle misure paradossalmente già prese dall’esecutivo per fare fronte all’emergenza. Come il MES, infatti, anche tutti gli scostamenti di bilancio già approvati, più in futuro il ricorso al Next Generation EU, andranno ad incrementare il debito pubblico. Non si capisce quindi il ‘no’ pregiudiziale al MES se non come un assist al Movimento 5 Stelle, da sempre contrario al ricorso al Fondo Salva Stati.

“Dobbiamo valutare che in ogni caso dovremo comparare il vantaggio in termini di interesse, molto contenuto, rispetto ad un rischio che gli analisti colgono che è difficilmente quantificabile in termini economici che si chiama stigma”, ha detto ancora Conte in conferenza stampa. Anche qui le parole del presidente del Consiglio avanzano una teoria, quella dello stigma dei mercati, che non hanno precedenti. Inoltre va sottolineato che l’Italia è uno dei paesi col maggior debito pubblico al mondo, circostanza che di per sé è uno stigma già assodato da decenni.

Le parole di Conte hanno provocato la reazione dei renziani. L’ex premier Matteo Renzi su Twitter ha ricordato che “dicendo no il Premier Conte fa felici Meloni e Salvini ma delude centinaia di sindaci e larga parte della sua maggioranza. Il tempo dimostrerà come questa decisione sia un grave errore politico e soprattutto un danno per gli italiani”. Il presidente di Italia Viva Ettore Rosato invece si è detto “sbalordito per la banalità e la demagogia delle parole di Conte sul Mes. Sono mesi che facciamo debito pubblico extra per superare i danni della pandemia ad un tasso di interesse più oneroso di quelli del Mes. E’ evidente a tutti gli italiani che bisogna potenziare la sanità e per far questo ci vogliono risorse nuove, disponibili subito. Lì ci sono, da altre parti no”.

Ma sul ‘no’ di Conte al MES interviene stamattina anche Nicola Zingaretti. Il segretario del Partito Democratico evidenza infatti come “non si può liquidare il tema con una battuta alla stampa. Il Mes va discusso in Parlamento”, rimarcando così ancora una volta la distanza dei Dem con Conte e i grillini sul tema.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia