L’Italia continua ad essere terrorizzata dal coronavirus. Tra paure e incertezze si è imposta una vera e propria psicosi che ha portato gli italiani a reazioni smodate contro i cinesi e al panico diffuso. “In Italia l’epidemia non c’è. Assistiamo a una psicosi ingiustificata”. Con questa premessa la professoressa Maria Triassi, Direttore del dipartimento di Sanità Pubblica dell’Università Federico II ha fatto luce sulle domande che gli italiani si stanno ponendo.

Quanto è pericoloso il coronavirus?
Bisogna fare chiarezza: non è la prima volta che un coronavirus muta e porta un’infezione. Pensiamo per esempio a quello che è successo con la SARS oppure con la MELS che è l’infezione che arrivò dall’Arabia Saudita qualche anno fa. Sono mutazioni che appartengono alla classe dei virus influenzali, ovvero virus che mutano frequentemente e fanno i salti di specie. Il coronavirus vive negli animali selvatici, come pipistrelli e serpenti. In Cina ci sono mercati con gli animali selvatici che vengono venduti e macellati all’istante e addirittura se ne beve il sangue, così il virus fa il salto di specie. Ma non è la prima volta che succede. Questo coronavirus si trasmette facilmente, ma solo una minima parte sono casi gravi e tra questi solo il 3% è mortale. Non sappiamo quanti, convinti di aver contratto la polmonite, hanno curato il virus a casa e sono guariti. Conosciamo ancora poco di questa malattia ma un dato è certo: colpisce soprattutto gli anziani e i debilitati, tra i bambini è minima. Non è ancora chiaro se la trasmissione può avvenire tra soggetti asintomatici.

In Italia è in atto un’epidemia di coronavirus?
Per ora si sono verificati solo casi di importazione, cioè di turisti provenienti dalla Cina ma non ci sono casi di italiani che hanno contratto il virus in Italia. Per ora l’epidemia in Italia non c’è. Questa psicosi non ha motivo di esistere.

Gli Italiani devono prendere delle precauzioni contro il coronavirus?
Valgono come sempre per tutte le malattie respiratorie le precauzioni come lavarsi spesso le mani, non starnutire in faccia agli altri, non frequentare luoghi affollati dove ci siano soggetti con malattie respiratorie. Ma per il momento non c’è motivo di avere paura del ristorante cinese o di persone cinesi. Ho sentito di pronto soccorsi che si sono svuotati all’arrivo di un bambino cinese, che magari è più italiano di noi, è un’esagerazione. Questo appartiene di più alla famiglia delle psicosi che alla verità.

Che differenza c’è con una normale polmonite? Una persona come può capire che si tratta di coronavirus?
A partire dai sintomi che sono uguali a quelli di una polmonite bisogna fare il test per essere certi che si tratti di un coronavirus. Le polmoniti sono di varia natura: ci sono quelle da virus e da batteri. I sintomi sono sempre gli stessi: tosse, dolore al petto, mancanza d’aria, difficoltà respiratorie. Il test è disponibile in tutti gli ospedali e solo così si può sapere se si tratta di coronavirus oppure no. Ma il sospetto deve venire solo nel momento in cui si ha una grave difficoltà respiratoria.

Quando bisogna preoccuparsi?
Noi siamo in pieno picco epidemico influenzale. Non c’è da preoccuparsi se viene la febbre alta. Bisogna andare in ospedale se ci sono sintomi di broncopolmonite con difficoltà a respirare. La febbre non c’entra nulla, sono tante le persone che in questo momento sono a letto con la febbre. Ci sarebbe da preoccuparsi se ci si trovasse in città dove ci sono focolai come la Cina ma non in Italia.

C’è stata una corsa alle mascherine. Servono realmente?
Serve se in ospedale si assiste a un malato, serve se si è malati di broncopolmonite e non si vogliono infettare gli altri ma un cittadino normale che se la mette a fare questa mascherina? Non siamo in una situazione epidemica come quella della Cina. Tutti i voli dalla Cina sono stati aboliti non c’è motivo di aver paura in questo momento. La mascherina serve a chi si trova in città dove ci sono focolai epidemici ma non è il caso dell’Italia.

Come si cura il coronavirus?
Non c’è ancora una medicina specifica, fin ora la cura è stata semplicemente con antifebbrili e antivirali. E in tanti sono guariti.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.