Camaldoli, Arezzo, dove la storia incrocia la spiritualità, ieri è stata Capitale per un giorno. Accolti dai monaci benedettini – e da filari di cipressi secolari che il Solleone non riesce a piegare – si sono raccolti in una giornata di studio e di contemplazione il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il presidente della Cei, cardinal Matteo Zuppi e una decina tra i più autorevoli rappresentanti delle università italiane.

Il centro monastico in provincia di Arezzo ha dato il suo nome a quell’appello che è passato agli annali come Codice di Camaldoli. Un testo che aveva rimesso – in quella tempestosa estate di “transizione” del 1943 – il mondo del cattolicesimo democratico al centro della vita politica italiana.

L’appuntamento di ieri è stato la grande occasioni per celebrare gli ottanta anni del documento ‘Per la comunità cristiana. Principi dell’ordinamento sociale’. È considerato l’atto fondativo dell’impegno dei cattolici per ridare al Paese, allora dilaniato dalla guerra voluta dal regime fascista, l’ossatura di una organizzazione pre-politica legata ai valori della libertà e della democrazia. La prima sottoscrizione, nero su bianco, di una chiamata alla mobilitazione civica.

A firmarla fu un gruppo di intellettuali cattolici, molti dei quali furono poi padri costituenti. È al loro lavoro, pietra miliare nella costruzione della democrazia, che si è indirizzato il Presidente Mattarella: “A settantacinque anni dall’entrata in vigore della Costituzione della Repubblica è compito prezioso tornare sulle riflessioni che hanno contribuito alla sua formazione e alle figure che hanno avuto ruolo propulsivo in quei frangenti – afferma il capo dello Stato -. Ecco allora che il testo ‘Per la comunità cristiana. Principi dell’ordinamento sociale’, dispiega tutta la sua forza, sia come tappa di maturazione di quello che sarà un impegno per la nuova Italia da parte del movimento cattolico, sia come ispirazione per il patto costituzionale che, di lì a poco, vedrà impegnati nella redazione le migliori energie del Paese, con il contributo, fra gli altri, non a caso, di alcuni fra i redattori di Camaldoli. Da qui venne la affermazione della dignità della persona e del suo primato rispetto allo Stato – con il rifiuto di ogni concezione assolutistica della politica – da cui deriva il rispetto del ruolo e delle responsabilità della società civile. Di più, sulla spinta di un organico aggiornamento della Dottrina sociale della Chiesa cattolica, emerge la funzione della comunità politica come garante e promotrice dei valori basilari di uguaglianza fra i cittadini e di promozione della giustizia sociale fra di essi”.

Ed è proprio Mattarella a offrirci uno specchietto utile per preservare la memoria: “Dal cosiddetto Codice di Camaldoli, al progetto di Costituzione confederale europea e interna di Duccio Galimberti e Antonino Repaci, all’abbozzo di Silvio Trentin per un’Italia federale nella Repubblica europea, alla Dichiarazione di Chivasso dei rappresentanti delle popolazioni alpine, al Manifesto di Ventotene di Altiero Spinelli, Eugenio Colorni ed Ernesto Rossi, alle ‘idee ricostruttive della Democrazia Cristiana’, che De Gasperi aveva appena fatto circolare, non mancano sogni e progetti lungimiranti per fare dell’Italia un Paese libero e prospero in un’Europa pacificata”.

Anche il cardinale Zuppi è intervenuto sulla pace in Europa: “Dobbiamo constatare che la pace non è mai un bene perpetuo neanche in Europa”. E poi ha risposto senza giri di parole al tema dell’impegno politico dei cattolici: “Uno dei problemi di oggi – ha proseguito – è il divorzio tra cultura e politica, non solo per i cattolici, consumatosi negli ultimi decenni del Novecento, con il risultato di una politica epidermica, a volte ignorante, del giorno per giorno, con poche visioni, segnata da interessi modesti ma molto enfatizzati, molto polarizzati”.

“Dovremmo diffidare di una politica così – ha aggiunto -, ma spesso ne finiamo vittime, presi dall’inganno dell’agonismo digitale che non significa affatto capacità, conoscenza dei problemi, soluzione di questi. Cioè, il tradimento della politica stessa!”. Poi è tornato sul vuoto di rappresentanza, sempre più evidente. ‘’La disaffezione dalla politica non può non interrogarci’’, ha richiamato Zuppi. “C’è chi chiede alla Chiesa di favorire incontri dei cattolici sui temi civili. Capisco l’esigenza e sono disponibile ad aiutare iniziative di questo tipo, proprio perché senza interessi immediati, personalistici o di categoria”.

Secondo Zuppi, “i credenti devono avere il coraggio, nel rispetto delle diverse sensibilità, di interrogarsi dialogando e ascoltandosi”. “Lo devono fare singolarmente, ma anche insieme, perché solo attraverso un lavoro comune possono mettere a fuoco ‘principi dell’ordine sociale’, per usare il linguaggio del Codice”, ha sottolineato. E poi il suo appello: “Oggi la democrazia appare infragilita e in ritirata nel mondo.

Ecco un campo cui i cristiani devono applicarsi, interrogandosi su come deve essere la democrazia nel XXI secolo, vivere quell’amore politico senza il quale la politica si trasforma o si degenera”. Richiami alti, ai quali i primi chiamati a rispondere sono gli interlocutori del mondo accademico. Il primo a intervenire con una relazione ieri è stato il professor Tiziano Torresi, dell’Università Roma Tre. Oggi parleranno Alberto Guasco, dell’Istituto di Storia dell’Europa Mediterranea – CNR, Angelo Maffeis, Presidente dell’Istituto Paolo VI, Marta Cartabia, dell’Università Bocconi, Alessandro Angelo Persico, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Nel pomeriggio spazio ai contributi di Francesco Bonini, rettore dell’Università Lumsa, Marialuisa Lucia Sergio, dell’Università degli Studi Roma Tre, Daria Gabusi, dell’Università “Giustino Fortunato” di Benevento. L’ultima sessione, domani, prevede le riflessioni di Sebastiano Nerozzi, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Enrica Chiappero Martinetti, dell’Università degli Studi di Pavia, Paolo Acanfora, dell’Università degli Studi di Roma La Sapienza.

L’ex ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, ha raccomandato attenzione a un Pd che invece si allontana sempre più – si veda la posizione della Schlein sulla Gpa – dalle sensibilità cattoliche. Per il capogruppo Iv al Senato, Enrico Borghi: “Le indicazioni e le riflessioni che ci giungono da Camaldoli, nel ricordo del “Codice” che fondò la rinascita italiana, ci parlano del recupero di una politica attenta alla persona, al pensiero, alla riflessione, ai valori. Sono aspetti che ci trovano attenti e interessati”. Sarà il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato Vaticano, a celebrare domenica la messa conclusiva del convegno.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.