Il fotoromanzo è un tipo di racconto per immagini, in sostituzione dei disegni. La narrazione è costituita da fotografie scattate su un set simile a quello cinematografico, proprio per questo è definito come un film statico. Nato alla fine degli anni ’40 in Italia, in pieno dopoguerra, porta una rivoluzione nel racconto. Prima di quel periodo, infatti, le storie erano illustrate da disegni. Non si parlava di veri e propri fumetti, ma di una ripercorrenza della versione moderna dei feuilleton francesi. La svolta si ha precisamente nel 1947 grazie all’idea di un giornalista di nome Stefano Reda, il quale propose a diversi editori di sostituire i disegni con le fotografie. Inizialmente il pensiero di Reda non fu condiviso dai suoi editori, per motivi ben precisi. Il primo derivava dal fatto che le foto dei personaggi in posa, nella loro staticità, rischiavano di dare un’immagine dell’azione troppo esasperata; il secondo motivo riguardava l’idea di dare un’omogeneità del segno solo attraverso il disegno. Si credeva, infatti, che la coerenza narrativa potesse essere più funzionale alla lettura delle storie senza le fotografie.

Dopo una serie di richieste a diverse case editrici, l’unica che accettò la proposta del giornalista fu la piccola Novissima. Nonostante le sue dimensioni ridotte, era associata con Rizzoli, uno degli editori più importanti d’Italia. Fu così che l’8 marzo del 1947 nacque il primo fotoromanzo, un settimanale di sedici pagine. All’interno c’erano due storie narrate con le fotografie. Questo ha portato ad un cambiamento radicale nel mondo della comunicazione, in quanto il pubblico si era abituato ad una lettura non più solo narrativa ma anche accompagnata visivamente. Il successo così immediato portò subito le altre case editrici italiane ad accodarsi all’idea. Tra queste troviamo in pole position la Mondadori, la quale in pochi giorni dopo pubblicò un giornale di fotoromanzi chiamato Bolero film. La bellezza del fotoromanzo derivava dalla sua natura ibrida, riuscendo ad intrecciare linguaggi diversi pur mantenendo la loro unicità. La differenza con i fumetti, ad esempio, consisteva proprio nel fatto che in quest’ultimo la vignetta è parte integrante del testo. Avviene dunque un’uniformità della visione e della lettura che, invece, non è l’idea del fotoromanzo. Sin dalla sua nascita il fotoromanzo ebbe subito un enorme successo con milioni di copie vendute ogni settimana. Composti principalmente da storie coinvolgenti, come quelle d’amore o d’avventura, attiravano l’attenzione delle persone reduci dalla guerra. Negli anni sono stati moltissimi gli attori famosi che si sono prestati ad interpretare con supporto fotografico le fasi del racconto. Tra i nomi troviamo quelli di Gina Lollobrigida, Sofia Loren, Vittorio Gasman, Kabir Bedi, Raffaella Carrà e Ornella Muti. In particolare, i fotoromanzi sono diventati ancora più di dominio pubblico attraverso la famosa rivista settimanale Grand hotel. 

Il successo fu così eclatante e virale che anche i partiti politici cominciarono ad utilizzarlo come pubblicità per le campagne elettorali. Nacque così una vera e propria industria del fotoromanzo. Uno tra i primi partiti a realizzare una propaganda politica fu il Partito Comunista Italiano. Per far sì che i temi politici e sociale arrivassero anche alle donne, nella Sicilia degli anni ’50 i comunisti iniziarono a realizzare una serie di fotoromanzi. Il primo aveva come titolo Per chi vota Caterina Pipitone, che narrava delle difficoltà in cui versavano i meno abbienti.

Dall’Italia, il fotoromanzo si è subito diffuso nei paesi di tutto il mondo, particolarmente in America Latina e Messico. Dall’avvento della televisione in queste due nazioni, infatti, nascono negli anni le più grandi telenovelas. Soprattutto per questo motivo negli ultimi venti anni la diffusione dei fotoromanzi è calata, concentrandosi principalmente su una lettura giovane e femminile per la predilezione ai temi sentimentali e romantici. Il genere rosa ha attraversato il fenomeno cambiando le forme anche di un’industria pubblicitaria che stava dando modo alla politica di farsi strada attraverso questo metodo.

IL FOTOROMANZO DELLA POLITICA DEL RIFORMISTA – Con il lancio del nuovo Riformista, abbiamo deciso di riprendere questa forma narrativa in correlazione all’informazione. In prima e seconda pagina, infatti, sul nostro giornale è presente il Fotoromanzo della politica che come ha sottolineato il direttore Piero Sansonetti alla conferenza stampa di presentazione del giornale, sostituisce il vecchio “pastone” politico. Il fotoromanzo della politica vuole raccontare gli eventi della giornata in un modo chiaro e semplice e intuitivo grazie all’uso e alla scelta delle immagini.